GUERRA IN UCRAINA, L’ALLARME ORA ANCHE DALLA BIELORUSSIA

Non solo i raid dalla Russia, ora l’allarme per la guerra in Ucraina arriva anche dalla vicina Bielorussia. Secondo le ultime notizie in arrivo dal confine ucraino-bielorusso, Minsk avrebbe schierato le proprie truppe con l’intento di “minaccia” a Kiev.



Nelle stesse ore, intervistato dall’agenzia bielorussa “Bella”, il presidente Aleksandr Lukashenko rilancia il guanto di sfida a Zelensky confermandosi primo alleato di Vladimir Putin in quella che appare sempre più una “terza guerra mondiale”: «Siamo realisti, capiamo che non potremmo sconfiggere la Nato. Ma abbiamo tutte le armi per causare danni, in particolare ai territori da cui verremmo attaccati». Il leader autocrate di Minsk ribadisce che nelle prossime settimane tutti dovranno capire «la portata delle armi che abbiamo». Il monito non allude a nulla ufficialmente ma arriva comunque a poche ore di distanza dallo spiegamento di forze speciali bielorusse al confine con l’Ucraina: «è una mobilitazione difensiva», spiega il Capo di Stato maggiore dell’esercito Viktor Gulevich, in risposta al rafforzamento delle forze armate di Kiev oltre frontiera, «Nella direzione operativa meridionale, un gruppo di un massimo di 20 mila persone creato dalle forze armate ucraine richiede una nostra risposta – ha detto ancora Gulevich – Le forze operative speciali, dispiegate in tre direzioni tattiche, garantiscono la sicurezza della Bielorussia».



ALLARME 007 USA: “RUSSIA FARÀ GUERRA NUCLEARE SOLO SE..”

Mentre la Cina con la Francia confermano l’intenzione di sostenere i negoziati di pace tra Russia e Ucraina – segnando in questo modo una distanza importante con la linea finora avanzata dagli Usa di Biden – il clima da “terza guerra mondiale” si fa ancora più cupo con gli alert lanciati dall’intelligence americana.

«Le forze di Putin non hanno intenzione di fermarsi nel Donbass ma porteranno la guerra in Transnistria», spiega la direttrice dell’Intelligence nazionale americana, Avril Haines, in un’audizione alla Commissione della Difesa del Senato. A poche ore dalla visita di Mario Draghi negli States, gli 007 Usa lanciano l’ipotesi definita “molto probabile” che Vladimir Putin imporrà «la legge marziale in Russia per continuare a portare avanti la guerra in Ucraina». In merito alla minaccia di una terza guerra mondiale nucleare, qui l’intelligence si fa più accorta e sembra credere all’impegno preso dal Cremlino di non voler scatenare alcun conflitto nucleare: «Putin userà l’arma nucleare solo se si troverà di fronte a una minaccia esistenziale. Al momento in Ucraina non stanno vincendo né i russi né le forze di Kiev. C’è uno stallo nella guerra. […] lo stallo potrebbe durare a lungo, non ci sono segnali di una svolta a breve», conclude l’udienza il generale Scott Berrier, direttore dei servizi di intelligence militari Usa. Nel frattempo da Bruxelles il commissario Ue per l’Allargamento, Oliver Varhelyi, conferma l’ipotesi emersa già nelle scorse settimane: «La Commissione europea sta valutando di emettere nuovo debito comune per sostenere il finanziamento della ricostruzione dell’Ucraina nei prossimi mesi. Il fondo di solidarietà, che dovrebbe essere svelato mercoledì 18 maggio, avrebbe un valore stimato in 15 miliardi di euro».



IL RISCHIO DI TERZA GUERRA MONDIALE: ATTACCHI SU ODESSA E MARIUPOL

Sono passati 76 giorni di guerra in Ucraina e ancora per la pace non sembra esserci spazio: il rischio di terza guerra mondiale nell’Est Europa è sempre più concreto, con le operazioni di assalto russe che non si sono fermate il 9 maggio (Giorno della Vittoria contro il nazifascismo ma purtroppo nulla più, ndr) e con lo scontro tra Occidente e Cremlino che non sembra avere freni.

L’Ucraina nelle ultime ore vede attacchi cotanti su Odessa, su buona parte del Donbass e ancora una volta sull’acciaieria Azovstal di Mariupol, dove i resistenti militari ucraini vengono bersagliati da nuovi raid nei cunicoli ormai semidistrutti. «I tentativi russi di assalto da terra dell’acciaieria Azovstal di Mariupol non stanno avendo successo: la bandiera ucraina sventola in cima a un edificio dell’impianto siderurgico», ha spiegato il consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andriushchenko. Kiev ha poi spiegato che all’interno dell’acciaieria vi sono ancora 100 civili, tra medici e feriti: «Tuttavia, ciò non riduce la densità degli attacchi da parte degli occupanti. L’artiglieria pesante e gli aerei hanno continuato a bombardare l’impianto per tutto il giorno. I tentativi di prendere d’assalto il terreno continuano a fallire». Dopo il bombardamento ieri durante la visita del Presidente del Consiglio Ue Charles Michel, Odessa resta nel mirino delle forze russe con nuovi raid nella notte: in particolare, l’intelligence occidentale segnala 7 missili lanciati contro la città sul Mar Nero in poche ore. Tra di essi, anche i nuovi missili ipersonici Kinzhal che hanno provocato la distruzione totale di due alberghi, un centro commerciale e un deposito: il bilancio parziale recita 1 morto e 5 feriti.

ARMI, SANZIONI, NATO: LA GUERRA IN UCRAINA E ANCHE FUORI

Il giorno dopo le accuse e contro accuse tra Putin e Zelensky sul rischio di una terza guerra mondiale ormai alle porte, il divario tra Kiev-Occidente e Mosca è sempre più ampio. Gli Usa di Biden – come mostrato nell’ultimo G7 – spingono per armare ulteriormente l’Ucraina, proseguendo parallelamente con le sanzioni.

Ieri però Macron e Scholz hanno intimato la Nato a ragionare su come trattare la pur giusta punizione per Putin: «l’Europa non è in guerra contro la Russia. La pace si costruisce senza umiliarla, no ai revanscismi», sono le parole del Presidente francese Macron. L’Ue stessa è attraversata dalla polemica sulla riforma dei Trattati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione, con il nodo sanzioni che ancora non è stato risolto: «presto ci sarà un accordo tra gli Stati membri dell’Unione europea sul progetto di embargo sul petrolio russo, attualmente bloccato dall’Ungheria di Viktor Orbán», fa sapere da Parigi il segretario di Stato francese agli Affari europei, Clément Beaun. Kiev pressa costantemente Bruxelles per prendere decisioni forti nel prossimo pacchetto di sanzioni (il sesto, ndr) contro la Russia: ancora stamane, il consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak afferma su Twitter «Petrolio e gas sono le uniche cose che Mosca esporta (a parte la guerra). Quando l’Europa passerà a un altro fornitore, non vi tornerà (indipendentemente dal fatto che la guerra finisca). Per il mondo, la Russia è un paese imprevedibile con nessuna possibilità di costruire progetti a lungo termine». Nel pomeriggio l’atteso incontro alla Casa Bianca tra Mario Draghi e Joe Biden, sul tavolo tutti i temi più caldi della guerra in Ucraina a cominciare dal ruolo Ue nella Nato che non vuole essere “subalterno” al comando americano, specie sul tema intricato dell’invio di armi al Governo di Zelensky.