LO SCONTRO USA-RUSSIA SUI LANCIARAZZI
A livello diplomatico lo scontro a distanza tra Stati Uniti e Russia rischia già di avere tutti i “prodromi” di una terza guerra mondiale, almeno a parole: dopo l’annuncio di Biden stamane dell’invio di lanciarazzi multipli a lungo raggio (Mlrs) dagli Stati Uniti all’Ucraina, la replica della Russia è stata netta. Prima con il Ministro degli Esteri Lavrov, poi direttamente con il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.
«La fornitura Usa dei lanciarazzi multipli MLRS a Kiev rischierebbe di provocare un allargamento del conflitto con il coinvolgimento di Paesi terzi», spiega il titolare degli Esteri di Mosca, aggiungendo «Le richieste di armi straniere da parte dell’Ucraina sono provocazioni che mirano a coinvolgere l’Occidente nel conflitto». Per il portavoce del Cremlino invece il problema sull’invio di armi in Ucraina è duplice: Peskov dice di non fidarsi affatto di Zelensky e della sua promessa di «non attaccare la Russia», e poi accusa Biden di voler gettare «benzina sul fuoco intenzionalmente e deliberatamente». In merito ai colloqui di pace, con la Russia che si dice non contraria a trattative tra i leader Putin e Zelensky con la mediazione di Erdogan, Dmitri Peskov conclude: «La fornitura di lanciarazzi a lungo raggio dagli Stati Uniti è improbabile che renderà la leadership ucraina disposta a riprendere i colloqui di pace. E questo è il motivo per cui siamo certamente negativi al riguardo». Sull’export di grano dai porti del Mar Nero, infine, manca ancora l’accordo: «Questo argomento viene discusso attraverso vari canali. In effetti, potenzialmente siamo sull’orlo di una crisi alimentare molto, molto profonda, associata all’introduzione di restrizioni assolutamente illegali, restrizioni contro uno dei principali fornitori mondiali, cioè noi e associata alle azioni delle autorità ucraine, che hanno minato gli accessi ai porti del Mar Nero e, di conseguenza, non fanno partire il grano da lì, nonostante il fatto che la Federazione russa non lo impedisca in alcun modo», conclude Peskov.
MISSILI USA A KIEV. UCRAINA: “NON ATTACCHEREMO LA RUSSIA”. CAOS NEL DONBASS
«Non cerchiamo una guerra tra Nato e Russia, né incoraggiamo l’Ucraina a colpire Mosca»: in un lungo editoriale sul New York Times, il Presidente Usa Joe Biden prova ad allontanare i “venti” da terza guerra mondiale, sottolineando perché resta ancora sensato sostenere Kiev senza per questo puntare sul conflitto globale nucleare.
Allo stesso tempo, è sempre Biden che annuncia come gli Stati Uniti forniranno nei prossimi giorni nuovi «sistemi missilistici più avanzati per colpire obiettivi strategici» nella guerra con la Russia. Con l’intelligence ucraina che rilancia la possibilità che Putin voglia conquistare il Donbass entro il prossimo 1 luglio, Kiev vive giorni di altissima pressione per le contemporanee battaglie sul campo – dove i russi stanno avanzando prepotentemente nel Lugansk e nel Donetsk – e a livello diplomatico internazionale. Se per il Presidente Volodymyr Zelensky vi è la possibilità di un incontro a tre con Putin e Erdogan (la proposta di negoziati offerta ieri dalla Turchia, ndr), vi è poi l’altrettanta coscienza dei rischi che il suo Paese sta correndo da 98 giorni a questa parte: «L’Ucraina non ha intenzione di attaccare la Russia», ha spiegato il leader ucraino in una intervista alla emittente Usa Newsmax TV, commentando la notizia secondo cui Kiev potrebbe utilizzare i sistemi di missili Himars pronti ad arrivare nei prossimi giorni. Di contro, ravvisa Zelensky, «stiamo perdendo dai 60 ai 100 soldati al giorno. La situazione nell’Est è molto difficile ma non siamo pronti a cedere nessuno dei nostri territori perché questa è la nostra sovranità».
RISCHIO TERZA GUERRA MONDIALE: ESERCITAZIONI NUCLEARI NEL NORD DELLA RUSSIA
Mentre da Roma è ancora una volta Papa Francesco ad invocare un appello di pace per fermare il rischio di una terza guerra mondiale – «Per favore, non si usi il grano, alimento di base, come arma di guerra» – i nodi dell’emergenza alimentare, così come quelle umanitarie ed economiche non vedono affatto una soluzione a breve termine.
Le forze russe sul campo del Donbass controllano ormai larga parte della zona di Severodonetsk; le sanzioni avviate ieri dall’Europa contro la Russia (embargo petrolio via mare) saranno attive solo da fine anno; lo sblocco dei porti con la navi cariche di grano è ancora un punto da definire nelle difficili trattative Occidente-Russia. A tutto questo, si aggiunge un’inquietante test militare che in queste ore il Cremlino ha ordinato per l’area a Nord della Russia, nella provincia di Ivanovo (nord est di Mosca): «E’ in corso un’esercitazione delle forze nucleari russe», si legge nel dispaccio del Ministero della Difesa russa. Circa 1000 militari partecipano alle manovre, compresi lanciatori dei missili balistici intercontinentali Yars: pare che la notizia sia stata diffusa appena dopo l’annuncio di Biden sul nuovo pacchetto di aiuti missilistici all’Ucraina.