GUERRA IN UCRAINA, L’ASSEDIO FINALE ALL’ACCIAIERIA AZOVSTAL
È in corso un durissimo assedio finale all’acciaieria Azovstal di Mariupol, con il “via libera” dato dalle repubbliche filo-russe del Donbass (Donetsk e Lugansk) «con tutti i civili evacuati ora abbiamo mani libere».
La minaccia di terza guerra mondiale è stata nuovamente smentita dal Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, ma i dati sul campo di battaglia restano comunque molto pericolosi: «L’acciaieria Azovstal è attualmente attaccata dagli invasori russi non solo con aerei e artiglieria, ma anche con carri armati che stanno cercando di sfondare», spiega il consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko su Telegram, «Ora l’Azovstal viene attaccata non solo dal cielo e con l’artiglieria, ma anche con i carri armati. Sul sito c’è un incendio». Poche ore prima la regione di Kherson, occupata da settimane dalle truppe russe, ha annunciato la volontà di essere annessa alla Russia nei prossimi mesi: di tutta risposta, spiega Mikhailo Podolyak (consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e capo negoziatore di Kiev) «Le autorità di Kherson, occupata dai russi, possono anche chiedere che la città sia annessa a Marte o Giove, ma l’esercito ucraino la libererà, a dispetto di qualsiasi cosa dicano». Per il presidente ucraino Zelensky la volontà di negoziare resta, ma è minata da quanto avvenuto sul campo nei primi due mesi e mezzo di guerra: «l’Ucraina sta perdendo la volontà di trattare con la Russia, viste le atrocità commesse dall’esercito di Mosca nel suo Paese», spiega in un incontro online con gli studenti dell’Istituto di scienze politiche a Parigi, aggiungendo «Siamo pronti a portare avanti i negoziati. Con ogni nuova Bucha, con ogni nuova Mariupol, con ogni nuova città in cui ci sono decine di vittime e atrocità di ogni tipo, il desiderio e la possibilità di negoziare scompare, come la possibilità di trovare una soluzione diplomatica».
PUTIN, USA, 007 UK: LA TERZA GUERRA MONDIALE IN UCRAINA
Nel 77esimo giorno di (potenziale) terza guerra mondiale in Ucraina, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin scrive un telegramma al capo dell’autoproclamata (e riconosciuta il 23 febbraio sera, alla vigilia dell’invasione) Repubblica Popolare di Donetsk, nel Donbass: «Sono fiducioso che i nostri sforzi congiunti ci permetteranno di superare ogni ostacolo e ottenere una vittoria».
L’intento del Cremlino è dunque quello di proseguire nel conflitto, evitando «una guerra mondiale totale», come ha detto Putin nella parata del 9 maggio, ma allo stesso tempo provando a tessere parallelamente ai raid sul campo anche dei negoziati diplomatici. «I contatti sono in corso», ha detto stamane la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, riferendosi ai contatti tra Ucraina e Russia per dei nuovi negoziati di pace. Dal Pentagono intanto, così come ieri dall’intelligence americana, viene confermata la linea “dura” contro Mosca, non parlando di negoziati e ribadendo il pericolo per un conflitto su ampia scala: «Le forze di Putin non hanno intenzione di fermarsi nel Donbass ma porteranno la guerra in Transnistria», spiegava alla Commissione della Difesa del Senato la direttrice dell’intelligence Usa Avril Haines. Qualche ora più tardi dal Pentagono con il portavoce John Kirby si aggiunge: «Gli Stati Uniti hanno inviato armi all’Ucraina molto prima dell’invasione. Hanno detto a tutto il mondo quello che avevano visto fare alla Russia dall’autunno: ammassare truppe al confine con l’intenzione di invadere l’Ucraina. Lo abbiamo detto forte e chiaro, ma non ci hanno creduti». Stamane parla anche l’intelligence Uk che rincara la dose dell’allarme: «la Russia potrebbe minare il nord-ovest del Mar Nero, se dovesse consolidare la sua posizione sull’Isola dei Serpenti» (isola situata a 35 km dalle coste dell’Ucraina e della Romania, appartenente al distretto di Odessa).
GUERRA UCRAINA, LA “MOSSA” DI DRAGHI NEGLI USA
Secondo lo Stato Maggiore Usa, con i nuovi bombardamenti continui sul Donbass, sull’acciaieria Azovstal di Mariupol e sulle regioni di Chernihiv a Nord e Sumy a Nord-Est, la Russia di Putin sta lanciando un messaggio ulteriore al mondo: «Le forze armate russe stanno concentrando le loro operazioni nelle direzioni di Slobozhansky e Donetsk, nell’Ucraina orientale, per prevenire l’offensiva delle forze di Kiev verso il confine tra i due Paesi».
Il rischio di una terza guerra mondiale resta dirimente, anche se lo stesso Putin ha provato a disinnescarne il “pericolo” ribadendo che Mosca «non lavora per una guerra totale». Questa minima ma significativa “apertura” dal Cremlino è stata subito intercettata dai leader europei, in particolare Macron e Draghi: il primo ha parlato di necessità di «vincere la guerra» senza però «punire la Russia, evitando revanscismi inutili». Il secondo è invece volato ieri sera alla Casa Bianca per discutere direttamente con Joe Biden della volontà europea di coordinare gli sforzi per un negoziato di pace, e non per un riarmo continuo di Kiev (pur ribadendone il sostegno incondizionato): «In Italia e in Europa le persone adesso vogliono la fine di questi massacri, di questa violenza e di questa macelleria e le persone pensano cosa possiamo fare per portare la pace». La replica di Biden (affidata alla portavoce della Casa Bianca Jen Psaki) – pur rimanendo nei toni molto cordiali e affettuosi per la persona Mario Draghi – è tiepida: «Anche per gli Usa, la soluzione diplomatica è la via da perseguire ma allo stato attuale non sembra che la Russia sia interessata ai colloqui di pace». Davanti alle domande dei giornalisti assiepati fuori dalla Casa Bianca, Draghi ha replicato «La pace sarà quello che vorranno gli ucraini, non quello che vorranno altri», incassando questa volta un “sono d’accordo” del Presidente Usa che potrebbe significare molto, dopo che per settimane in ambienti Nato è sembrato puntare ad “eterodirigere” le mosse geopolitiche di Kiev.