TROVATO L’ACCORDO TRA RUSSIA E UCRAINA SUL GRANO
Nel giorno in cui l’Italia perde il suo Presidente del Consiglio con le dimissioni ufficiali del Governo Draghi, a livello internazionale si registra una piccola ma significativa speranza per frenare la corsa verso una terza guerra mondiale alle porte dell’Europa. La tanto agognata intesa tra Russia e Ucraina sul trasporto del grano ha visto luce verde nel pomeriggio di giovedì: «La cerimonia di firma dell’accordo sui corridoi per il grano, alla quale saranno presenti il presidente Recep Tayyip Erdogan e il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, si terrà con la partecipazione di Ucraina e Russia», è l’annuncio fatto dalla Presidenza di Ankara.
Domani a Istanbul si terrà la cerimonia con la firma per risolvere l’emergenza del trasporto del grano: il n.1 dell’Onu è giù arrivato in Turchia per sottoscrivere il patto tra Mosca e Kiev, un possibile primo passo verso la ripresa del negoziato ben più cruciale sul destino della guerra in Ucraina. Con la firma di venerdì potrà essere alleviata quantomeno la crisi alimentare innescata dal blocco dell’export di grano e materie prime dal Paese invaso ormai da 148 giorni dalle forze russe. Con questo accordo, l’Onu e la Turchia monitoreranno il corretto il passaggio delle navi da e per l’Ucraina, riportando il commercio sul Mar Nero al periodo pre-guerra.
LA GUERRA IN UCRAINA PROSEGUE: NUOVI RAID SU KHARKIV
Un giorno è il Donetsk, il giorno dopo è Kharkiv, quello dopo ancora è Mykolaiv o Odessa, e poi si riparte: la terza guerra mondiale denunciata dall’Ucraina sul suo suolo – con costante appello all’Occidente affinché aiuti concretamente Kiev contro l’avanzata della Russia – prosegue con bombardamenti, raid e civili sfiancati da 147 giorni di guerra senza pause. La diplomazia ancora tarda ad essere decisiva, se non sul fronte grano (come vediamo nel focus qui sotto, ndr) e l’avanzata del Cremlino nel Donbass si fa sempre più veemente: stamane almeno tre civili sono stati uccisi da fuoco russo nel distretto di Saltovsky, regione di Kharkiv. «Purtroppo questa mattina nel bombardamento russo del distretto Saltivskyi di Kharkiv sono stati uccisi tre civili, ovvero un ragazzo di 13 anni, un uomo e una donna. Una donna di 72 anni è stata ferita», è la denuncia dell’amministrazione militare regionale di Kharkiv Oleh Syniehubov su Telegram.
Dall’Ucraina viene poi anche riportato dell’attacco avvenuto nelle scorse ore in be 4 località diverse del Donetsk: «i russi hanno ucciso cinque civili nella regione di Donesk: due a Krasnopillia, uno a Kramatorsk, uno a Soledar, e uno ad Avdiivka. Altre 16 persone sono rimaste ferite», denuncia Pavlo Kyrylenko, capo della amministrazione militare della regione. Secondo poi il capo maggiore dell’esercito di Zelensky, le forze russe nei prossimi giorni condurranno «operazioni militari mirate a creare le condizioni per avanzare sulla città di Bakhmut e prendere il controllo della centrale elettrica di Vuhlehirska». Si tratta di un punto strategico in quanto proprio Bakhmut è città che fa da snodo verso Sloviansk e Kramatorsk, i due principali insediamenti della regione ancora in mano agli ucraini. Di contro, le forze di Kiev hanno bombardato nuovamente ponte di Kherson controllato dai russi per provare a riconquistare il terreno perduto: «Otto o nove razzi hanno colpito oggi il ponte Antonovskiy che attraversa il fiume Dnepr», riferisce Kirill Stremousov, vice capo dell’amministrazione della regione sostenuta dalla Russia.
TERZA GUERRA MONDIALE, LE PROMESSE (E LE ACCUSE) DI PUTIN SUL GRANO
Dalla guerra sul campo a quella fuori dai confini dell’Ucraina: la situazione non è certo più rosea, anche se da ieri va registrata quantomeno l’apertura del Presidente russo – in visita a Teheran con il Presidente turco Erdogan – sul fronte grano. La geopolitica per evitare una terza guerra mondiale di enorme gravità prova ad abbozzare timidi tentativi di far sbloccare i negoziati di pace: per il momento però sembra esserci riuscita solo sul fronte del grano, comunque un’emergenza tutt’altro che minimale: «La Russia è pronta a cooperare per l’esportazione del grano ucraino, ma vuole che siano tolte tutte le restrizioni alle esportazioni del grano russo», è quanto ha detto ieri a Teheran il Presidente Vladimir Putin. Di contro però, il n.1 del Cremlino ha sottolineato come nei mesi di marzo è stata l’Ucraina «a non rispettare gli impegni dei negoziati di pace», accusandoli dunque di poter ripetere quanto avvenuto anche nei prossimi giorni.
Sul fronte gas invece, Putin ha garantito che Gazprom proseguirà a «rispettare i suoi impegni relativi all’esportazione di gas». Per provare a trovare una soluzione tanto sul grande quanto sull’emergenza energetica prodotta dalla guerra in Ucraina, il Cremlino ha ribadito che in prima linea sul negoziato sono attivi Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti. Nel suo intervento al Senato per il voto di fiducia cruciale alla permanenza del Governo, il Premier Mario Draghi ha citato proprio le turbolenze internazionali per ribadire la posizione dell’Occidente sul conflitto in atto: «Siamo stati tra i primi a impegnarci perché Russia e Ucraina potessero lavorare insieme per evitare una catastrofe alimentare, e allo stesso tempo aprire uno spiraglio negoziale. I progressi che si sono registrati la settimana scorsa in Turchia sono incoraggianti, e auspichiamo possano essere consolidati».