LA GUERRA TRA OCCIDENTE E LA RUSSIA

«L’Ue adotta sanzioni contro la Russia sotto la pressione degli Usa e in questo modo danneggia la sua economia»: lo ha detto il Presidente Vladimir Putin incontrando in videoconferenza dal Cremlino le imprese petrolifere russe, nei giorni caldissimi della “minaccia” europea sull’embargo totale del greggio russo.



Per il momento Bruxelles non trova la quadra, ma la “fatwa” di Putin resta tale: «l’Occidente si sta avviando verso una sorta di suicidio energetico. […] Le sanzioni hanno portato al fatto che il prezzo del petrolio sui mercati aumenta fortissimamente e i prezzi dei prodotti petroliferi crescono a un ritmo vertiginoso. Cercano di dare la colpa a noi per questa inflazione energetica, tutto è colpa della Russia. Ma l’Occidente sta cercando di coprire i suoi errori sistematici». Dal petrolio al gas, oltre al “piano Germania” anche l’Italia prende importante posizione all’eventualità di un “blocco del gas” nel nostro Continente: è notizia di oggi che l’Eni ha avviato la procedura per l’apertura di due conti presso Gazprom Bank, in euro e rubli. «Senza accettazione di modifiche unilaterali dei contratti in essere», rende noto sempre l’Eni, spiegando che «l’apertura dei conti avviene su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro. Tale espressa riserva accompagnerà anche l’esecuzione dei relativi pagamenti». La decisione Eni, conferma la nota dell’azienda, è «condivisa con le istituzioni italiane». Dalle sanzioni al gas, passando purtroppo per la “terza guerra mondiale” che resta in forte rischio sul campo di battaglia: prosegue l’evacuazione completa dei soldati ucraini ancora nell’Azovstal, con il Cremlino che fa sapere «saranno trattati con le leggi internazionali». Il procuratore generale russo ha chiesto sempre oggi alla Corte suprema di riconoscere il reggimento ucraino Azov come “organizzazione terroristica”. Lo scontro rimane serrata, con anche la Svezia che ora è ufficiale nell’aver chiesto l’adesione nella Nato assieme alla Finlandia: «I negoziati non continuano, l’Ucraina si è di fatto ritirata dal processo negoziale», ha detto alla Tass il vice ministro degli Esteri russo Andrei Rudenko. La pronta replica da Kiev è affidata al consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e capo dei negoziatori di Kiev, Mykhailo Podolyak: «i colloqui di pace con la Russia sono in pausa. Ogni guerra finirà al tavolo delle trattative».



UCRAINA ORDINA L’EVACUAZIONE TOTALE DELLA ACCIAIERIA AZOVSTAL

Dopo 83 giorni di guerra in Ucraina, il Governo Zelensky ha definitivamente ordinato l’evacuazione dei 264 militati del battaglione Azov ancora asserragliati nell’acciaieria di Mariupol: con la terza guerra mondiale sempre meno “immaginaria” e sempre più reale purtroppo, Kiev ammette la resa delle proprie truppe nel luogo simbolo dei primi 3 mesi di guerra.

In Azovstal le trattative degli ultimi giorni hanno portato alla mini-tregua – che segue decine di raid anche nelle ultime ore – che sta consentendo ai soldati resistenti di uscire con le proprie gambe dai cunicoli dell’acciaieria. «All’Azovstal stiamo salvando i nostri ragazzi e che l’attività diplomatica continua in altre aree», ha ricordato nel suo messaggio notturno il Presidente Volodymyr Zelensky. «I nostri eroi ci servono vivi», ha ribadito il leader di Kiev sottolineando di aver dato l’ordine ai comandanti dell’Azovstal di salvate la vita delle truppe: «La guarnigione di Mariupol ha compiuto la sua missione di combattimento, il comando militare supremo ha ordinato ai comandanti delle unità di stanza ad Azovstal di salvare le vite dei combattenti».



LA TERZA GUERRA MONDIALE TRA BOMBE, SANZIONI E ALLEANZE NATO

Se a Mariupol la situazione è in evoluzione ma quantomeno non sono in corso raid o bombe, lo stesso non si può dire di altre parti dell’Ucraina: il conflitto continua, con diverse esplosioni segnalate a Leopoli, nel Donbass e vicino Mykolaiv. Si segnala in particolare l’attacco con bombe contro una base militare ucraina a circa 15 chilometri dal confine con la Polonia: l’area è stata presa di mira da un attacco missilistico russo, lo rende noto Maksym Kozytsky, capo dell’amministrazione militare regionale di Leopoli. Una fonte della Cnn ha inoltre riferito di «aver visto le difese aeree illuminarsi in direzione della struttura militare di Yavoriv», a meno di 50 chilometri di distanza dalla città da cui erano state sentite esplosioni poco prima.

Mentre il mondo si scontra in quella che appare sempre di più come una terza guerra mondiale “in potenza”, la battaglia sul campo non desiste: «L’esercito russo ha nuovamente preso di mira con colpi di artiglieria l’ospedale cittadino di Severodonetsk, nella regione di Luhansk, uccidendo dieci persone e ferendone tre», fa sapere il governatore regionale di Luhansk, Serhiy Haidai. Dal Cremlino intanto viene ribadito come l’origine dei problemi e della stessa “operazione speciale” in Ucraina sia imputabile tutta all’Occidente: «Le azioni dei Paesi occidentali nei confronti della Russia sono una guerra, sarebbe più corretto ora indicare i Paesi non amici come ostili», lo ha detto stamane il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, aggiungendo «L’esistenza stessa della Russia è irritante per l’Occidente, il mondo occidentale è pronto a fare di tutto perché la Federazione non viva come vuole. Gli Stati Uniti si comportano in maniera ostile nei confronti della Russia». Nelle scorse ore il tema delle sanzioni in Europa in realtà ha visto rompersi il fronte unito sul nuovo pacchetto anti-Russia, in particolare modo non si è trovato un accordo sull’embargo europeo al petrolio di Mosca. Il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba si è detto molto deluso dalla posizione della Ue, chiedendo un maggiore sforzo per sostenere Kiev e far desistere Mosca dalla guerra. A tutto questo va poi aggiunto il fronte caldissimo geopolitico per le domande di adesione alla Nato presentate da Finlandia e Svezia: da un lato all’interno dell’Alleanza la Turchia di Erdogan continua a contestare tale opzione, minacciando il potere di veto nel prossimo vertice di giugno; dall’altro, la Russia vede come una ulteriore minaccia di una «guerra totale» da parte dell’Occidente con l’accerchiamento dei confini russi di potenze all’interno dell’Alleanza Atlantica. «Non abbiamo un problema con la Finlandia e con la Svezia», lo ha detto ieri il Presidente russo Vladimir Putin, intervenendo alla riunione del Csto (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), aggiungendo però «reagiremo all’espansione delle infrastrutture militari della Nato alla Svezia e alla Finlandia. Necessità di prestare maggiore attenzione ai piani della Nato di aumentare la sua influenza globale».