Bombe Russia su tregua Ucraina: la guerra continu

«Cessate il fuoco violato! Le forze russe stanno ora bombardando il corridoio umanitario da Zaporizhzhia a Mariupol»: ad annunciarlo è Oleg Nikolenko, portavoce del Ministero degli Esteri ucraino, con un annuncio su Twitter che rimette a rischio la “tregua umanitaria momentanea”.



8 camion e 30 autobus sono pronti a consegnare aiuti umanitari a Mariupol e ad evacuare civili a Zaporizhzhia, conclude Nikolenko, «La pressione sulla Russia DEVE intensificare affinché mantenga i suoi impegni». Il clima da “guerra mondiale” si allarga sempre più, con Kiev e Kharkiv che vedono scene spettrali nelle proprie periferie, mentre a Sumy e Mariupol l’assedio russo non accenna a diminuire. Locali delle missioni diplomatiche straniere sono stati invece presi di mira dalle truppe russe a Mariupol e Kharkiv: lo ha riferito il ministero degli Esteri di Kiev, citato dall’emittente tedesca Deutsch Welle. Conflitto mondiale potenziale sul campo, già esistente sul fronte economico: in attesa che Biden annunci l’embargo Usa al petrolio russo, anche da Londra il Governo britannico starebbe pensando di seguire la mossa americana. Secondo una fonte citata da Bloomberg, Johnson sta pianificando l’uscita da tutte le importazioni di petrolio russo, mentre non dovrebbe essere coinvolto l’accordo sul gas. L’Unione Europea invece sta preparando nuovo piano di sanzioni anti-Mosca ma senza coinvolgere per il momento il fronte energetico: né gas né petrolio verrebbero toccati. Il vicecancelliere tedesco, Robert Habeck, fa sapere da Berlino: «Se Putin taglia la consegna di fonti energetiche, la Germania è preparata».



Stati Uniti verso l’embargo petrolio Russia: lo scontro mondiale

Alle 16.45 ora italiana il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden interverrà in conferenza stampa con «nuove sanzioni e misure contro la Russia»: non è escluso che possa in questa occasione annunciare la stretta sui rapporti energetici con Mosca, in particolare il tanto famigerato embargo sul petrolio russo.

Il solo parlarne negli ultimi due giorni ha mandato in fibrillazioni mercati e scambi di tutto il mondo ma sembra ormai che gli Stati Uniti abbiano fatto la loro scelta (anche perché impatterebbe con molta meno veemenza rispetto a quanto potrebbe avvenire in Europa qualora si scegliesse anche in quel caso l’embargo del greggio del Cremlino). Dalla Casa Bianca filtra, «Joe Biden annuncerà nuove azioni per continuare a mantenere responsabile la Russia per la sua guerra non provocata e non giustificata in Ucraina». Il rischio di un conflitto mondiale sempre più allargato viene esorcizzato dal Segretario di Stato Usa Blinken, in visita in Estonia: di contro, «in questo momento c’è un’opportunità, non solo significativa ma imperativa, per molti Paesi in Europa, di liberarsi dalla dipendenza dall’energia russa». Secondo l’agenzia Bloomberg, Biden si appresta sì a promuovere l’embargo del petrolio russo, anche se dall’Europa emergono notevoli resistenze in merito: «si appresta a vietare le importazioni di petrolio russo senza la partecipazione degli alleati europei già oggi. iI divieto include anche il gas naturale liquefatto e il carbone». Mosca ha già fatto sapere che attuerà ritorsioni “devastanti” qualora fosse approvato l’embargo del petrolio, con possibile chiusura immediata della fornitura di gas. Mentre proseguono i difficoltosi corridoi umanitari in uscita dalle principali città dell’Ucraina – con Kiev che denuncia ancora attacchi russi in pieno “cessate il fuoco” – i numeri su vittime e feriti continuano ad essere inquietanti: il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha riferito in un video discorso alla popolazione che dall’inizio dell’attacco russo in Ucraina «sono morti 38 bambini e oltre 70 sono rimasti feriti». Complessivamente si contano almeno 400 morti tra i civili e 800 feriti, anche se «questi dati sono decisamente incompleti». Nella città di Sumy l’evacuazione dei civili attraverso il cosiddetto “corridoio verde” è stata interrotta «a causa dei bombardamenti dei carri armati nemici», denuncia l’agenzia ucraina Unian citando testimonianze locali.



Zelensky: “rischio guerra mondiale, ma si può trovare compromesso”

Mentre le immagini che arrivano da Kharkiv e altre zone dell’Ucraina riportano le lancette della storia indietro nel tempo devastante della guerra mondiale, una possibile “luce” di speranza per una fine del conflitto arriva da Kiev dove il Presidente Zelensky per la prima volta ammette «Su Crimea e Donbass con la Russia possiamo discutere e trovare un compromesso, su come continuare a vivere, ma l’Ucraina non accetterà un ultimatum dal Cremlino».

Nell’intervista alla ABC il leader del Governo ucraino precisa poi, «Se parliamo di territori temporaneamente occupati e repubbliche non riconosciute da nessuno. possiamo discutere e trovare un compromesso. Per me è importante sapere come la gente che vuole essere parte dell’Ucraina vivrà in quei territori». Dialogare con Putin a partire dal vertice turco giovedì con la presenza dei Ministri di peso dei rispettivi popoli in guerra: di contro però, lo stesso Zelensky avvisa l’Occidente parlando esplicitamente di «terza guerra mondiale se la Russia non si ferma subito […] Quanto possiamo resistere? Dipende da molti fattori, non solo da noi. Anche se dovessero entrare nelle città, ci sarebbe la resistenza. Oggi la guerra è qui, domani sarà in Lituania, poi in Polonia, poi in Germania». Mentre dall’Onu e dall’Oms gli allarmi umanitari proseguono – circa 2 milioni di profughi fuori dall’Ucraina e la imminente fine delle forniture mediche dopo 12 giorni di guerra sul campo – continua la guerra sul fronte economico-energetico sull’asse Ue-Russia: dopo l’annuncio della Shell di non acquistare più petrolio russo, arriva dal vicepremier russo Aleksandr Novak la minaccia all’Occidente, «Abbiamo tutto il diritto di prendere una decisione corrispondente e imporre un embargo sul pompaggio di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1» (qualora fosse approvato un effetto embargo internazionale al petrolio russo come evocato da Zelensky). Se n’è parlato anche oggi nel colloquio a tre Macron-Scholz-Xi Jinping, con il Presidente cinese che ha poi commentato, «La Cina chiede di lavorare insieme per ridurre le conseguenze della crisi in Ucraina, bocciando le sanzioni che avranno un impatto negativo sulla stabilità della finanza globale, dell’energia, dei trasporti e delle catene di approvvigionamento trascinando al ribasso l’economia mondiale, che è sotto il pesante impatto della pandemia del Covid-19 e saranno dannose per tutte le parti». Da ultimo, segnaliamo il caso in corso a Mariupol dove sarebbe stato interrotto nuovamente il corridoio umanitario aperto dai russi questa mattina: il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba ha spiegato su Twitter, «La Russia tiene in ostaggio 300mila civili a Mariupol, impedisce l’evacuazione umanitaria nonostante gli accordi con la mediazione del CICR. Un bambino è morto ieri per disidratazione (!) ! I crimini di guerra fanno parte della strategia deliberata della Russia». (agg. di Niccolò Magnani)

Bombardamenti a Odessa: la guerra mondiale alle porte dell’Europa

Prosegue senza sosta il conflitto tra Russia e Ucraina, scoppiato il 24 febbraio scorso dopo l’invasione di Putin: il clima da “terza guerra mondiale” è sempre più acceso, con negoziati e richieste che si intrecciano purtroppo a numerose vittime tra i civili. Dopo aver bombardato varie città, come Mariupol e Kiev, adesso i russi hanno preso di mira anche Odessa. Nella serata di ieri, si sono sentite forti esplosioni nella città sulla costa. Come riferito del corrispondente BBC: “Abbiamo appena sentito tre o quattro forti esplosioni provenire da ovest. Ci è stato detto che era il sistema di difesa ucraino che abbatteva i missili russi in arrivo lanciati da una delle numerose navi da guerra situate al largo della costa qui”.

Il presidente ucraino Zelensky, intanto, è tornato a parlare al popolo attraverso un video diffuso sui social e dai media locali. Il Premier ha dichiarato: “Rimango qui, rimango a Kiev, a Bankova, senza nascondermi e senza paura di nessuno. Questo serve per vincere questa guerra”. Intanto, la Russia ha annunciato un cessate il fuoco per permettere ai corridoi umanitari di proseguire. Dalle 9 locali di questa mattina dovrebbe riprendere l’evacuazione dei civili da Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol. Lo ha dichiarato il ministero della Difesa di Mosca

8 corridoi umanitari, la tregua tra Russia e Ucraina

Da questa mattina intanto sono attivi e aperti nuovi corridoi umanitari in altrettante città dell’Ucraina come diretta conseguenza del “filo positivo” osservato ieri nel terzo round dei negoziati tra Russia e Kiev: nella notte, intervenendo al Consiglio di Sicurezza Onu, l’ambasciatore inviato del Cremlino Vasily Nebenzya ha letto una dichiarazione scritta del Governo di Mosca nella quale si annuncia il “cessate il fuoco” a partire da oggi 8 marzo, ore 10 (le 8 in Italia). I corridoi aperti sono a Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol: il Governo ucraino teme però nuovi attacchi anche durante i corridoi, attendendo una complicata ma non impossibile soluzione diplomatica nel prossimo vertice giovedì 10 marzo in Turchia tra i Ministri degli Esteri ucraino (Kuleba) e russo (Lavrov), per la prima volta dall’inizio del conflitto. Rispetto alle accuse avvenute ieri dall’Ucraina contro le forze russe – ovvero che i corridoi venissero aperti solo in direzione Russia e Bielorussia, motivo per cui sono falliti per il terzo giorno consecutivo – l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite promette «viene offerta anche l’evacuazione in direzione di città ucraine ad ovest di Kiev». Nella notte, poco prima dell’apertura del corridoio umanitario a Sumy (centro vicino al confine russo a est di Kiev), un tremendo attacco aereo sferrato dall’esercito russo ha provocato almeno 9 vittime, di cui 2 bambini. «Ci sono morti e feriti – ha spiegato in un post su Facebook il capo dell’amministrazione militare regionale, Dmytro Zhyvytsky – i soccorritori stanno lavorando sui luoghi». Attacchi nella notte anche sui sobborghi di Kiev e a Okhtyrka, a est della capitale. (a cura di Niccolò Magnani)

Terza Guerra Mondiale: i negoziati proseguono

Nella giornata di ieri si è intanto concluso il terzo round di negoziati tra i due Paesi. Sembrano esserci innanzitutto passi avanti per quanto riguarda i corridoi umanitari. La Russia, durante i colloqui di pace, ha ribadito le proprie richieste: la neutralità dell’Ucraina e il mancato ingresso nella NATO e il riconoscimento di Donbass e Crimea. Restano ancora da chiarire alcune questioni come quella della “demilitarizzazione” e del potenziale change-regime a Kiev.

Bruxelles, intanto, su volontà dell’Unione Europea ha avviato la procedura delle domande di adesione presentate da Ucraina, Georgia e Moldavia. La Commissione europea dovrà esprimersi attraverso una raccomandazione ufficiale e la palla passerà poi ai 27 Paesi membri che decideranno. La priorità resta quella di proteggere i civili, anche se da Germania, Francia, Usa e Uk c’è forte «preoccupazione per un’ulteriore escalation russa e per la questione dell’assistenza umanitaria nell’area di crisi». I leader occidentali hanno lanciato un nuovo appello a Putin, chiedendo di concludere l’invasione.