PUTIN CHIUDE AI NEGOZIATI E ATTACCA L’UCRAINA: LA GUERRA È SEMPRE PIÙ MONDIALE
Putin in un colpo solo “chiude” ai negoziati, rilancia la guerra (nel Donbass) e accusa Ucraina e Occidente di aver mentito sui presunti massacri di Bucha. Intervenuto presso lo spazioporto di Vostochny con l’omologo bielorusso Alexander Lukashenko, il Presidente della Russia torna a minacciare il Governo di Kiev: «Gli ucraini hanno spinto i negoziati in un vicolo cieco. Sono loro che hanno creato difficoltà a portarli a un livello accettabile e l’operazione andrà avanti finché non ci saranno negoziati accettabili».
Non solo, Putin rivendica l’intervento in Ucraina per «motivi di sicurezza», spiegando di non aver avuto altra scelta visto «il genocidio che la popolazione russa stava subendo nel Donbass»: l’obiettivo finale della guerra è dato per molto vicino, chiosa il leader del Cremlino, mentre le accuse ricevute da Mosca sui massacri attorno a Kiev vengono bollate come “fake news”. «Il consolidamento dell’Occidente è legato a una posizione umiliante e umiliata dell’Europa rispetto al Paese che la domina, si vergognano a dire che sono sotto lo schiaffo degli Usa, è comodo unirsi attorno al concetto di aggressione russa e servire così gli Usa», attacca ancora Putin sottolineando come a Bucha non sia avvenuto alcun massacro.
Secondo la “narrazione” del Cremlino, l’Ucraina non avrebbe rispettato gli accordi raggiunti con la Russia a Istanbul e per questo l’Ucraina verrebbe usata come uno strumento per raggiungere «gli obiettivi dell’Occidente indipendentemente dal benessere del popolo ucraino». Invece che procedere verso una tregua, la guerra diventa sempre più imprevedibile, con l’ingombrante (possibile) conseguenza di una terza guerra mondiale che si scorge all’orizzonte…
LA TERZA GUERRA MONDIALE OLTRE IL DONBASS?
Lo scriviamo da 48 giorni consecutivi e non perché desideriamo che accada: dietro – anzi, davanti – alla guerra in Ucraina vi è un unico vero spauracchio e timore, quella “terza guerra mondiale” che potrebbe emergere tra le opposte fazioni sempre più distanti sullo scacchiere geopolitico internazionale.
La “battaglia finale nel Donbass” sembra essere al momento l’approdo più naturale del conflitto Russia-Ucraina, ma potrebbe celare dietro uno scontro ancora più grande come da tempo gli analisti-007 di Uk e Usa suggeriscono alle cancellerie occidentali. «Nelle prossime due o tre settimane gli scontri aumenteranno di intensità nella parte orientale dell’Ucraina, regione dove la Russia continua al momento a concentrare i propri sforzi»: lo fa sapere il Ministero della Difesa britannico, citato dall’Adnkronos. I tank russi in avvicinamento a Dnipro, Kharkiv e soprattutto nel Donbass (sud-est dell’Ucraina) sono ormai realtà e tanto da Kiev quanto da Mosca si parla ormai quasi apertamente della “battaglia finale” su Mariupol e gli stati rivendicati da Putin, ovvero Donetsk e Lugansk. Il Presidente ucraino Zelensky nell’ormai classico video notturno da Kiev torna a sferzare l’Occidente per inviare aiuti e armi all’esercito in difficoltà dall’assedio russo: «Se avessimo caccia e veicoli blindati pesanti a sufficienza e l’artiglieria necessaria, ce la potremmo fare. Sono sicuro che avremo quasi tutto quello che ci serve. Ma non si perde solo tempo, si perdono anche le vite degli ucraini, vite che non torneranno più indietro». Le vittime della guerra, conclude il Presidente dell’Ucraina, sono di responsabilità non solo russe ma anche occidentali: «C’è anche la responsabilità di continua a tenere le armi di cui l’Ucraina ha bisogno negli arsenali. Una responsabilità che resterà per sempre nella storia».
GUERRA IN UCRAINA, MARIUPOL STA PER CADERE: LA SITUAZIONE
Un segno tangibile di quello che potrebbe avvenire in diverse aree del Donbass nei prossimi giorni – e che riporta alla mente i tanti “presagi” di terza guerra mondiale in atto da mesi – è già in atto da ormai 5 settimane nella città di Mariupol, ormai prossima a cadere: lunedì i separatisti filo-russi del Donetsk hanno rivendicato la conquista del porto di Mariupol sul Mar d’Azov e la città in quanto tale, stretta nella morsa dagli eserciti russi e filo-russi, è pronta a cadere.
Mentre fonti d’intelligence del Pentagono affermano che Mosca intende «raddoppiare, se non triplicare, il proprio schieramento nelle regioni di Donetsk e Lugansk», la situazione a Mariupol è sempre più drammatica tanto da “minacciare” possibili conseguenze catastrofiche con la presa definitiva della città portuale (dalla fine della guerra con rivendicazione di Putin fino agli scenari più apocalittici di una terza guerra mondiale con la Russia in espansione verso l’Europa). «Gli occupanti hanno rilasciato una nuova dichiarazione, che testimonia la loro preparazione per una nuova fase di terrore contro l’Ucraina e i nostri difensori. Uno dei portavoce degli occupanti ha affermato che potrebbero usare armi chimiche contro Mariupol», ha spiegato ancora nella notte Zelensky, denunciando gli occupanti russi di aver lasciato mine ormai dappertutto. «Qui sono morti oltre 10mila civili», denuncia con forza il sindaco di Mariupol Vadym Boychenko, invocando l’aiuto esterno. Il battaglione Azov di stanza a Mariupol da oltre un mese, dopo che ieri aveva contestato il Governo Zelensky per il mancato apporto logistico e di mezzi militari, oggi denuncia su Telegram l’uso di potenziali armi chimiche da parte dei russi: «Gli occupanti russi hanno usato una sostanza velenosa di origine sconosciuta contro militari e civili ucraini a Mariupol. La sostanza» – conclude il battaglione – è stata diffusa da un drone e le sue vittime riportano disturbi respiratori». La guerra sul campo “corre”, la diplomazia fuori dalla battaglia invece latita: tra sanzioni, accuse reciproche e invio di armi, la distanza tra Russia e Occidente è sempre più ampia e pure i negoziati di pace ormai sembrano un miraggio, almeno finché si combatterà nel Donbass.