IL RISCHIO TERZA GUERRA MONDIALE: “PRESTO OFFENSIVA NEL DONBASS”

Giunti al 37esimo giorno di guerra in Ucraina, purtroppo i negoziati e le trattative di pace non sembrano per il momento far diminuire la pressione delle forze russe sul campo: quella che si teme possa sempre di più sfociare in una terza guerra mondiale, vede l’allontanamento sì dell’esercito di Mosca da Kiev e Chernobyl ma di contro si teme una più larga e vasta offensiva in tutte le aree del Donbass ancora non occupate. A cominciare da Mariupol.



Nella città sotto assedio da oltre un mese sul Mar d’Azov per il secondo giorno consecutivo si apre un nuovo corridoio umanitario, frutto dell’accordo giunto telefonicamente da Putin con i leader europei Macron, Scholz e Draghi, oltre che esito nei negoziati di pace avvenuti lo scorso 29 marzo a Istanbul. Fuga dei civili però non ha significato stop completo dei raid sulla città continuiate a intermittenza nelle ultime 24 ore. Stamane l’inviato della BBC riporta come un convoglio della Croce Rossa sia stato fermato a Zaporizhzhia mentre si dirigeva a Mariupol: era carico di aiuti umanitari e medici ma le poche garanzie di sicurezza per la squadra umanitaria finora stanno impedendo la partenza verso la città portuale. Secondo i rapporti, sostiene ancora Bbc, alcuni degli autobus inviati ieri dal governo centrale dell’Ucraina verso Mariupol sono stati depredati dai soldati russi di parte degli aiuti che trasportavano. Secondo il Presidente Volodymyr Zelensky ben presto le forze russe si raggrupperanno per sferrare «possenti attacchi contro il Donbass, a cominciare da Mariupol». Per questo risulta importante evacuare la città il prima possibile per evitare una catastrofe: non solo, aggiunge Zelensky, la fuga da Chernobyl e Kiev dell’esercito russo «fa parte della loro tattica. Sappiamo – ha concluso in un video su Telegram la notte appena passata – che si allontanano dalle zone dove li stiamo battendo per concentrarsi su altre molto importanti…dove per noi può essere più difficile».



UCRAINA, GAS, SANZIONI: LA TERZA GUERRA MONDIALE TRA RUSSIA E OCCIDENTE

Mentre i bombardamenti continuano e i movimenti delle truppe russe si fanno ingenti dal centro dell’Ucraina verso l’Est e il Sud del Paese, la giornata di oggi dovrebbe vedere un nuovo round di negoziati, anche se ancora non è stato specificato luogo e ora di tali trattative tra le delegazioni di Russia e Ucraina.

Quello che è certo è che ai negoziati di pace ieri si è aggiunta una nuova “partita” ancora più intricata che rischia di peggiorare le già risicate possibilità di diplomazia tra Occidente e Mosca, tramutando una guerra “solo” sul campo ad una terza guerra mondiale energetica. Dopo averli rassicurati sulla possibilità di continuare a pagare il gas russo in Euro o dollari, Putin ieri ha firmato un decreto che impone dal 1 aprile il pagamento in rubli per i Paesi “ostili” (quelli cioè che hanno colpito la Russia con le sanzioni economiche). Se tale pagamento non avvenisse le forniture sarebbero immediatamente bloccate: l’Unione Europea sta studiando in queste ore il decreto per capire se e quale sia il margine di “trattativa” sul fronte energetico, ribadendo che i contratti stipulati anni fa non possono essere modificati in questo modo. Ieri sera emergeva in realtà una possibilità di “uscita” dalla intricata vicenda, grazie all’azione di Gazprombank: in sostanza, nel decreto vi sarebbe un passaggio che possa far continuare a pagare con Euro o dollari il metano. Gazprombank aprirà conti speciali in valuta russa per gli acquirenti dei Paesi sanzionatori della Russia: così, l’Europa potrà pagare in euro mentre la Russia riceverà in valuta locale corrente, cioè il rublo. In attesa di capire tra Macron-Draghi-Scholz, a colloquio nelle scorse e nelle prossime ore, se vi sia effettivamente tale “escamotage” per uscire dall’ultimatum-minaccia di Putin, in questo venerdì 1 aprile va registrata un’altra possibile emergenza sul fronte energia, questa volta legata al petrolio. La Tass riporta di almeno 8 serbatoi di petrolio in fiamme nella regione russa di Belgorod, per un presunto attacco di elicotteri ucraini a un deposito di carburante. Il rischio, spiega il sindaco della città, è che l’incendio già ingente possa estendersi a tutti gli altri serbatoi dell’importante centrale di carburante.