TERZA GUERRA MONDIALE, ZELENSKY: “INFERNO NEL DONBASS”
«C’è l’inferno nel Donbass»: lo h detto il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, nel suo consueto messaggio notturno dallo studio di Kiev. Raid sul campo, vittime, scontro totale su sanzioni e gas, diplomazia internazionale ancora “ko”: se non è una terza guerra mondiale, purtroppo, non manca molto specie se dei veri e credibili negoziati di pace non verranno convocati per ancora molto tempo.
La Russia sta concentrando gli attacchi su obiettivi strategici in Donbass e nell’est dell’Ucraina, non disdegnando però missili anche su Leopoli e Odessa. La situazione, inutile ripeterlo, è molto grave: «Le Forze armate dell’Ucraina continuano la liberazione della regione di Kharkiv. Ma nel Donbass, le forze di occupazione stanno cercando di aumentare la pressione. E’ l’inferno, e non è un’esagerazione», spiega ancora il leader di Kiev. Nelle ultime ore l’Ucraina ha visto attacchi bomba nel Lugansk, nel Severodonetsk oltre a raid segnalati anche a Desna, vicino al confine con la Bielorussia: «bombardamento brutale e e assolutamente insensato di Severodonetsk con 12 morti e decine di feriti in un giorno, i bombardamenti di altre città, gli attacchi aerei e missilistici dell’esercito russo», denuncia il Presidente Zelensky invocando l’intervento massiccio dell’Occidente per fermare queste stragi, «tutto questo non ha e non può avere alcuna spiegazione militare per la Russia». Zelensky ringrazia per i 40 miliardi di dollari di aiuti stanziati ancora dagli Usa, ma allo stesso tempo considera i raid contro Donbass, Odessa e Desna come del tutto «ingiustificabili» davanti alla comunità internazionale.
RUSSIA VS USA: CONTATTI E SCONTRI. È TERZA GUERRA MONDIALE?
I negoziati di pace sono ancora sospesi, nonostante la mossa di apertura lanciata ieri dal Cremlino per provare a “disinnescare” l’escalation da terza guerra mondiale: «Non siamo stati noi a far saltare il processo negoziale. La controparte ucraina ha impresso una pausa. Non appena esprimeranno la volontà di tornare al tavolo negoziale, la nostra risposta sarà ovviamente positiva. Quel che più conta, è che ci siano cose da discutere», ha detto il vice ministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko.
La situazione ha visto però una ulteriore apertura importante ieri con il colloquio a sorpresa tra il capo di Stato maggiore delle forze armate russe, Valery Gerasimov, e il suo omologo americano, Mark Milley. Si tratta della seconda volta in 2 settimane di contatti Usa-Russia, una sorta di prova tangibile per quei “canali di dialogo aperti” invocati ancora ieri dal Premier italiano Mario Draghi nella sua informativa alle Camere. I contatti però non escludono nuovi terreni di scontro, come avvenuto nella riunione presso il Consiglio di Sicurezza Onu: «la Russia ha preso in ostaggio l’approvvigionamento alimentare di milioni di ucraini e milioni di altre persone nel mondo», aveva detto il segretario di Stato americano Antony Blinken, trovando la risposta secca e durissima dell’ex presidente russo Dmitri Medvedev, oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione. «Il nostro Paese è pronto ad assumersi tutti i suoi obblighi, ma attende anche l’aiuto dei suoi partner commerciali», attacca il braccio destro di Putin, aggiungendo «Altrimenti non ha senso: da un lato ci impongono sanzioni folli e dall’altro ci chiedono di garantire l’approvvigionamento alimentare. Non funziona così, non siamo stupidi». Nelle ultime ore ancora un nuovo scontro con Blinken che denuncia sempre all’Onu, «Smettete di bloccare i porti del Mar Nero! Consentite la libera circolazione di navi, treni e camion che trasportano cibo fuori dall’Ucraina». L’ambasciatore di Mosca all’Onu, Vassily Nebenzy, respinge ogni accusa e ribatte: «Sostenete che stiamo bloccando la possibilità di esportare prodotti agricoli dall’Ucraina via mare. Tuttavia, la verità è che è Kiev, che continua a bloccare 75 navi straniere da 17 Paesi diversi nei porti di Nikolaev, Kherson, Chernomorsk, Mariupol, Ochakov, Odessa e Yuzhny ed è stata l’Ucraina a minare il Mar Nero».