Il Pentagono sta organizzando il dispiegamento di sei bombardieri B52 nella base britannica Diego Garcia nell’Oceano Indiano. A darne notizia è la Cnn, che cita una fonte del dipartimento secondo cui i bombardieri in questione verrebbero utilizzati nel caso in cui venisse ordinata un’operazione militare contro l’Iran. Dunque cresce il rischio di una Terza guerra mondiale. Intanto è giallo sulla lettera dei militari Usa in Iraq. I vertici militari Usa in Iraq, tra cui il generale di brigata William Seely, capo della task force Usa in Iraq, avrebbero informato la loro controparte irachena che le truppe Usa stanno cominciando i preparativi per “ lasciare” il Paese. Il capo del Pentagono smentisce: «Non so cosa sia quella lettera. Stiamo cercando di capire da dove venga, cosa sia, ma non c’è stata alcuna decisione di lasciare l’Iraq. Punto». Circa 5.200 militari americani sono di stanza in Iraq. (agg. di Silvana Palazzo)



IRAN VS USA, TEHERAN “MORTE DI TRUMP NON BASTA”

«Anche se colpissimo tutte le basi Usa, o uccidessimo Trump o il suo ministro della Difesa, non sarebbe sufficiente a vendicare l’uccisione di Qassem Soleimani. Solo l’espulsione degli americani dalla regione lo sarà»: a parlare è il brigadiere generale Amir Ali Hajizadeh, il comandante delle unità aerospaziali dei Pasdaran, durante i funerali solenni a Teheran del generale fidato degli Ayatollah. Con l’Onu che teme un nuovo conflitto mondiale con teatro ancora una volta il Medio Oriente, l’Ue finora assai distante dalla contesa ha deciso di convocare per venerdì prossimo a Bruxelles un vertice d’urgenza per tutti i Ministri degli Esteri europei proprio per discutere la crisi Iraq-Iran con gli Stati Uniti direttamente in prima linea. Come nota il direttore de La Stampa Molinari, esperto di politiche mediorientali, la strategia di Trump punta a sorprendere Teheran per creare, tramite la forza, un equilibrio sostanziale in MO: «il capo della Casa Bianca minaccia l’Iran facendogli capire che se dovessero reagire, troverebbero una contro-replica molto più dura che Teheran non si può permettere». Mentre la folla oceanica si raduna ancora nella capitale iraniana per l’estremo addio a Soleimani, dalla Nato arriva una presa netta di distanza dall’azione militare lanciata dagli Stati Uniti: «La decisione di assassinare il generale iraniano Qassem Soleimani è stata dell’America e non della Nato. Tutti gli alleati sono preoccupati per le attività destabilizzanti dell’Iran nella regione», commenta il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg. (agg. di Niccolò Magnani)



CASO MO-AFRICA: LIBIA, HAFTAR PRENDE SIRTE

Nello scenario da Terza Guerra Mondiale “a pezzi” che va delineandosi a maggior ragione dopo le tensioni tra Usa e Iran, si inserisce anche la situazione in Libia. Le truppe fedeli al generale Haftar, l’esercito nazionale libico (Lna), hanno preso Sirte. Lo sostengono fonti di Al Arabiya, secondo cui le milizie vicine all’uomo forte della Cirenaica controllano 20 accessi alla parte orientale della città e il terzo distretto in ordine di grandezza di tutta Sirte. Scacciate le truppe fedeli al governo di Tripoli, l’esecutivo guidato da Fayez al Sarraj. In un tweet dell’emittente di sole notizie al Hadath del gruppo Al Arabiya che cita il proprio corrispondente, si legge: “Le milizie del Governo di accordo si ritirano da Sirte. L’Esercito nazionale libico entra a Sirte”. Per contro, un tweet del Libya Observer, sito filo-Sarraj, scrive che “scontri scoppiano 20 km a est della città di Sirte tra forze governative e gruppi di miliziani di Haftar”. (agg. di Dario D’Angelo)



USA VS IRAN, L’IRA DEL CONGRESSO

Lo aveva detto e lo ribadisce lanciando un’altra minaccia al Governo iraniano dopo le contro-minacce giunte da Teheran durante i funerali di Soleimani: «A loro è consentito uccidere, torturare e mutilare la nostra gente e a noi non è consentito toccare i loro siti culturali? Non funziona così», rilancia Donald Trump rientrato alla Casa Bianca. Dall’Unesco – «avete firmato la convenzione sui siti culturali» – fino al Congresso, non piacciono le uscite di Trump dopo l’evento che rischia di provocare una terza guerra mondiale nel Medio Oriente. «Questo post servirà a ricordare che i poteri di guerra appartengono al Congresso ai sensi della Costituzione degli Stati Uniti. E che dovresti leggere il War Powers Act. E che non sei un dittatore», attacca l’account social della Commissione Affari Esteri della Camera al Congresso, in risposta all’attacco che aveva lanciato Trump qualche ora prima «Questi post serviranno come notifica al Congresso degli Stati Uniti che se l’Iran dovesse colpire qualsiasi persona o bersaglio degli Stati Uniti, gli Stati Uniti reagiranno rapidamente e completamente, e forse in modo sproporzionato. Tale avviso legale non è richiesto, ma va considerato come dato!». Intanto dall’Iran arrivano le durissime prese di posizioni della figlia di Soleimani, Zeinab: «Pazzo di un Trump, non credere che sia finito tutto con il martirio di mio padre. Per gli americani arriveranno giorni bui». (agg. di Niccolò Magnani)

TRUMP “IRAN CI ATTACCA? PRONTA REAZIONE SPROPOSITATA”

Mentre il leader supremo Khamenei piange sulla bara di Soleimani nella cerimonia funebre all’università di Teheran – al cospetto dei leader di Hamas, della Jihad islamica, di Hezbollah e di tutta la leadership sciita del Medio Oriente – in piazza impiccavano il fantoccio di Donald Trump: il livello prossimo alla guerra mondiale è tutt’altro che lontano, specie dopo le controminacce del presidente Usa che ha parlato di «reazione spropositata» se dovesse arrivare un attacco da parte dell’Iran. E quel momento potrebbe non essere troppo lontano come ha fatto intuire il portavoce dell’Ayatollah Hossein Dehghan ai funerali del generalissimo ucciso dagli americani: gli attacchi di Teheran arriveranno contro obiettivi militari, «gli Usa devono subire un colpo identico al nostro e non devono contrattaccare». In poche parole, Teheran non vuole la guerra (anche per la disparità di forze in campo, ndr) ma giura agli americani un «Vietnam» se non se ne andranno dal Medio Oriente. Pericoli, secondo gli analisi della difesa americana, sia sul suolo americano che soprattutto in Israele, principale se non unico alleato di Trump assieme all’Arabia Saudita in Medio Oriente. (agg. di Niccolò Magnani)

L’IRAN LASCIA L’ACCORDO SUL NUCLEARE

Tensione alle stelle fra Iran e Usa. Dopo l’uccisione del generale Soleimani, la situazione sembra ormai fuori controllo, e le due nazioni, con l’aggiunta dell’Iraq, si stanno scambiando accuse reciproche. Per ora siamo solo nel campo delle parole, dei proclami e dei tweet, ma sono molti convinti che basta un niente per scatenare un nuovo conflitto. Nelle ultime ore, intanto, l’Iran ha abbandonato gli accordi sul nucleare del 2015, e così facendo potrà arricchire l’uranio “senza restrizioni in base alle sue esigenze tecniche”. Pronta la replica di Germania, Francia e Gran Bretagna: “Chiediamo all’Iran di ritirare tutte le misure che non sono in linea con l’accordo sul nucleare”, recita una nota a firma Merkel, Macron e Johnson. Intanto il parlamento iracheno ha approvato una risoluzione non vincolante in cui ha chiesto al governo di cacciare le truppe straniere dal paese, in primis quelle Usa.

TERZA GUERRA MONDIALE USA IRAN: CONTINUE MINACCE FRA TRUMP, IRAN E IRAQ

Pronta la replica di Trump che ha spiegato che in caso di “cacciata”, a quel punto gli Stati Uniti replicheranno con “sanzioni enormi” contro Baghdad. “Abbiamo lì una base aerea straordinariamente costosa – le parole del commander in chief – costruirla è costato miliardi di dollari, molto prima di me. Non ce ne andremo a meno che non ci rimborsino. Vareremo contro di loro – ha aggiunto – sanzioni come non le hanno mai viste prima, che in confronto quelle all’Iran sembreranno morbide. Se l’Iran dovesse attaccare qualunque persona o obiettivo americano gli Stati Uniti colpiranno subito anche in maniera sproporzionata”. Ma ovviamente le minacce non si sono esaurite, e Mohsen Rezai, ex capo delle Guardie della rivoluzione, segretario del Consiglio per la determinazione delle scelte, ha avvisato gli Usa che in caso di nuovo attacco “cancellerà Israele dalle carte geografiche. Le truppe Usa – ha aggiunto e concluso – saranno presto espulse dalla regione”.