Poco fa il parlamento iracheno, riunito in seduta straordinaria dopo l’uccisione di Soleimani, ha approvato la risoluzione presentata dal premier di Baghdad sulla messa al bando di tutte le truppe straniere, dunque comprese quelle Usa, dall’Iraq: l’obiettivo è infatti far andare via immediatamente le 5mila presenze americane nella regione, tornate nel 2014 per volontà di Obama (lo stesso che le aveva ritirate nel 2011, ndr). Il parlamento ha “seguito” così l’invito lanciato tanto dall’Iran quanto dal movimento terrorista sciita del Libano, gli Hezbollah: il loro leader Nasrallah ha rivolto questo appello stamani «La nostra richiesta, la nostra speranza è che i nostri fratelli al parlamento iracheno adottino una legge per la fuoriuscita degli Stati Uniti dall’Iraq». La “mezzaluna sciita” prova così a ricompattarsi dopo l’esecuzione del generalissimo degli Ayatollah, mentre l’Iraq denuncia Trump alle Nazioni Unite proprio per l’attacco lanciato ormai tre giorni fa. Mentre oggi si è tenuta una cerimonia funebre nel paese natale a Machhad che ha visto una presenza di migliaia e migliaia di iraniani dediti alla memoria di Soleimani, è stata decisa di annullare la cerimonia nella capitale Teheran, forse anche per non scatenare possibili scontri o essere mirino di nuovi attacchi.
USA-IRAN-IRAQ: MOUSSAVI REPLICA A TRUMP
Prosegue il botta e risposta a distanza fra l’Iran e gli Usa, minacce velate a colpi di tweet, interviste e proclami. Dopo che Trump ha spiegato di aver già individuato 52 nuovi obiettivi iraniani da colpire, è giunta la replica del generale Abdolrahim Moussavi, comandante dell’esercito, che ha fatto sapere: “Dicono queste cose per distogliere l’attenzione dal loro atto odioso e ingiustificabile, ma non hanno il coraggio”. Pronta la controreplica del tycoon a stelle e strisce: “Ci hanno attaccato e noi abbiamo contrattaccato. Se attaccano di nuovo li colpiremo più forte”. Il ministro iraniano dell’Informazione e delle Telecomunicazioni Mohammad Javad Azari-Jahromi, ha invece descritto Trump come “un terrorista in giacca e cravatta. Imparerà molto presto che nessuno può sconfiggere la Grande nazione e la cultura iraniana”. Di parere contrario il premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo cui il commander in chief Usa “merita il massimo riconoscimento per aver agito con determinazione, potenza e velocità”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
TERZA GUERRA MONDIALE USA IRAN: IL NUOVO TWEET ROVENTE DI TRUMP
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non ha alcuna intenzione di calmare le acque dopo i raid avvenuti negli scorsi giorni in Iraq, ed ha deciso di replicare a tono alle esplicite minacce provenienti dal Medio Oriente. Attraverso Twitter, il tycoon a stelle e strisce ha fatto sapere che nel caso in cui l’Iran dovesse colpire il suolo americano o uccidere qualche suo concittadino, gli Stati Uniti reagirebbero colpo su colpo, ed avrebbero giù individuato ben 52 obiettivi sul territorio nemico, lo stesso numero di ostaggi che vennero sequestrati presso l’ambasciata a Teheran nel 1979. “L’Iran sta parlando in modo molto audace di colpire alcuni beni statunitensi come vendetta – scrive Trump – che questo serva da avviso che se l’Iran colpisce qualche americano o beni americani, abbiamo nel mirino 52 siti iraniani (che rappresentano i 52 ostaggi americani presi dall’Iran molti anni fa), alcuni ad un livello molto alto e importante per l’Iran e la cultura iraniana, e quegli obiettivi e l’Iran stesso, saranno colpiti molto velocemente e molto duramente. Gli Stati Uniti non vogliono più minacce!”.
TERZA GUERRA MONDIALE USA IRAN, LE ACCUSE DEL NYT A TRUMP
Parole che sono giunte a replica di quanto specificato ieri dal comandante delle guardie della rivoluzione, il generale Gholamali Abuhamzeh, che aveva spiegato che 35 obiettivi americani “sono a portata di tiro della Repubblica Islamica”, alludendo in particolare allo stretto di Hormuz, dove passa il 20% del traffico petrolifero mondiale. Come contromisura, il governo di Londra ha disposto la scorta militare per le navi battenti bandiera britannica. Intanto il New York Times è tornato ad attaccare il commander in chief, scrivendo che il presidente ha scelto l’opzione più estrema fra le tante presentate dai vertici militari. Il 28 dicembre scorso, dopo l’assassino di un contractor americano, lo stesso Trump aveva respinto l’idea dell’uccisione di Soleimani, ma a seguito dell’assedio all’ambasciata Usa a Baghad, il tycoon è andato su tutte le furie, “schiacciando il bottone”.