SEGNALI DI GUERRA DALL’UCRAINA
L’ambasciatrice Usa all’ONU lo ha detto chiaramente stamane: «la Russia verso l’invasione imminente dell’Ucraina». Segnali non certo promettenti visto quanto confermato e denunciato in giornata dall’esercito ucraino: «le forze separatiste appoggiate dalla Russia nell’Ucraina orientale hanno sparato colpi di mortaio contro un villaggio nella regione di Lugansk».
Piccoli “segnali di terza guerra mondiale” arrivano anche da Kiev dove poco dopo le ore 13 viene segnalato fumo proveniente dall’ambasciata russa nella Capitale: stando a quanto riporta l’account Twitter Terror Alarm, fonti di intelligence militare Ucraina affermano «il fumo proveniente dall’ambasciata russa è dovuto all’azione dei diplomatici russi, che stanno bruciando documenti segreti e incriminanti in previsione di un’invasione su vasta scala fatta da Putin, che li vedrebbe espulsi dal territorio». In attesa di capire se si tratti di “contrinformazione” anti-russa o se realmente vi sia in mente un’imminente invasione, il presidente ucraino Zelensky ha ribadito la sua piena fiducia nel processo di integrazione con la Nato: «l’adesione alla Nato è una garanzia di sicurezza, quindi come possiamo scegliere qualsiasi altra strada? Per noi è la garanzia per non perdere la nostra indipendenza. Per me, come presidente, la cosa più importante in questo percorso è non perdere il mio Paese». Non manca nell’intervista alla BBC del presidente ex comico una frecciata all’Unione Europea, «Non possiamo chiudere gli occhi e dire che è solo la Russia che non ci vuole lì. Non è vero. Alcuni Paesi della Ue stanno al gioco della Russia e questo è sbagliato».
? #BREAKING ????? | Russian embassy in #Kiev on fire! pic.twitter.com/lQOd0jTTcc
— Terror Alarm (@terror_alarm) February 17, 2022
LE PAROLE DI DRAGHI SULLA CRISI UCRAINA
Uscendo dal Consiglio Ue informale sulla crisi Ucraina, il Premier Mario Draghi spiega che i colloqui sul fronte Italia-Russia sono frequenti per evitare ogni qualsiasi conflitto nelle prossime settimane: «Per il momento episodi di de escalation sul terreno non si sono visti», ammette il Presidente del Consiglio, «L’obiettivo è ora far sedere al tavolo il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’Italia sta facendo il possibile per sostenere questa direzione». Per Draghi serve proseguire nella strategia della «deterrenza ferma, non dobbiamo mostrarci deboli»: l’ex n.1 BCE sottolinea come la Russia sia rimasta colpita dall’unità dimostrata finora dalla Nato, «Avremmo potuto dividerci perché ad esempio nella Nato ci sono tantissimi Paesi non solo quello che viene definito Occidente. Non possiamo rinunciare ai principi fondanti dell’Alleanza». Nel frattempo uno degli alleati più stretti di Putin, il Presidente della Bielorussia Lukashenko, ha fatto sapere che Minsk «potrà ospitare armamenti nucleari se l’Occidente minaccia», ribadendo quanto già a novembre aveva proposto al Cremlino.
ACCUSE RUSSIA-USA: TERZA GUERRA MONDIALE O NUOVA GUERRA FREDDA?
Una terza guerra mondiale “strisciante” o probabilmente più una “guerra fredda 2.0”: la crisi in Ucraina rileva ogni giorno che passa lo scontro (finora per fortuna solo diplomatico) sempre più serrato tra Usa e Russia, con l’ultimo scambio avvenuto proprio questa mattina.
Dopo la “mancata” invasione dell’Ucraina, il Cremlino ha fatto notare le previsioni «fallaci» della Nato e della Casa Bianca, mentre Biden continua a non fidarsi appieno del ritiro russo e minaccia potenziali attacchi di Mosca contro Kiev da un momento all’altro. Per il terzo giorno consecutivo la Russia tramite le sue autorità militari ha annunciato un nuovo ritiro delle forze al confine con l’Ucraina, in risposto alle accuse di “falsa de-escalation” piovute ieri da Washington. «Nuove unità corazzate del Distretto militare occidentale hanno iniziato a ritirarsi da un’area vicino al confine con l’Ucraina per rientrare nelle loro caserme», spiega il Ministero della Difesa russo. Di contro, il Pentagono ha fatto sapere nella serata di mercoledì di come in realtà il numero di truppe russe al confine sia aumentato di 7mila unità nei soli ultimi giorni: secondo gli Stati Uniti, Putin da un lato apre al negoziato ma dall’altro prosegue la sua strategia da “terza guerra mondiale”. «Ogni elemento raccolto indica la loro volontà di offrirsi in pubblico di parlare, rivendicare una de-escalation mobilitandosi intanto in privato per la guerra. La Russia potrebbe avanzare un falso pretesto in qualsiasi momento per giustificare un’invasione dell’Ucraina», recita il duro comunicato dalla Difesa Usa.
DI MAIO A MOSCA: “LAVORIAMO PER VERTICE DRAGHI-PUTIN”
In questo scenario di accuse e veletti tra le due ex superpotenze mondiali durante la Guerra Fredda, prosegue il viaggio diplomatico del Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. Dopo Kiev negli scorsi giorni, oggi l’incontro con l’omologo russo Sergei Lavrov: nella conferenza stampa congiunta al termine del bilaterale, l’ex leader M5s spiega come «Con il ministro Lavrov stiamo coordinando la data per un incontro tra Draghi e Putin. Alla luce di quanto riferitomi martedì a Kiev dal ministro Kuleba e oggi dal ministro Lavrov, c’è dunque la disponibilità da entrambe le parti a trovare una soluzione diplomatica». Per il responsabile della Farnesina ad oggi deve continuare a prevalere «la diplomazia, il buon senso, la strada maestra per evitare un conflitto che potrebbe generare conseguenze devastanti per l’intero Continente». La Russia chiede all’Italia di non accettare eventuali sanzioni internazionali contro la Russia, proprio in forza dello storico rapporto di reciproca partnership commerciale, economica e politica. Durante la conferenza stampa è stato il Ministro di Putin ad annunciare che in giornata «invieremo la lettera di risposta agli Usa, sarà resa pubblica perché crediamo indispensabile che le persone possano avere un’idea precisa di ciò che sta accadendo».
Nel frattempo una forte attenzione la meriterebbe quanto avvenuto in Donbass, la regione che ospite le due repubbliche “separatiste” in mano alla Russia dopo la guerra con l’Ucraina del 2014 (a Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Luhansk, non riconosciute dalla Comunità Internazionale): l’Ucraina respinge le accuse dei separatisti filo-russi secondo cui l’esercito di Kiev avrebbe lanciato attacchi con colpi di mortaio nell’est del Paese, Di contro, circolano foto e video choc di scuole e asili attaccati dai separatisti: il Ministro degli Esteri ucraino accusa direttamente Mosca dell’attacco, «il villaggio di Stanytsia Luhanska è stato bombardato con armi pesanti dal territorio occupato del Donbas. Infrastrutture civili danneggiate.Chiediamo a tutti i partner di condannare rapidamente grave violazione accordi di Minsk da parte della Russia».