Sulle colonne de “Il Corriere della Sera” Milena Gabanelli e Simona Ravizza formulano il quesito che più ricorre nella mente degli italiani in questi lunghi mesi di pandemia: quando arriverà la terza ondata di contagi? La spiegazione fornita è di natura scientifica e fa riferimento ai calcoli di Stefano Merler, matematico epidemiologo della Fondazione Bruno Kessler che fa i conti per l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute dal febbraio 2020, senza peraltro fallire mai un colpo e basandosi su tre pilastri: incidenza, trasmissibilità e indicatori di gravità della malattia.

“L’incidenza totale – si legge nel servizio – è il numero giornaliero di casi confermati con tampone molecolare e, dal 15 gennaio, anche antigenico (rapido). Questo dato serve prevalentemente per conoscere il carico di lavoro del sistema di tracciamento dei contatti: più questi numeri si alzano e meno si riesce a individuare gli asintomatici. Poi c’è l’incidenza di casi sintomatici (presenza di problemi respiratori o febbre sopra i 37,5 gradi), che rappresentano il 30% dei positivi. È un numero che aiuta di più a quantificare l’andamento del virus perché chi ha la febbre cerca sempre assistenza medica. Infine, c’è l’incidenza dei casi ospedalizzati: quanti ogni giorno entrano in ospedale”.

TERZA ONDATA COVID, QUANDO SARÀ?

Relativamente alle previsioni della terza ondata Covid, va tenuto a mente il criterio della trasmissibilità ovvero il famoso Rt, che risponde alla domanda: “Un infetto quante persone contagia?”. Come affermano Gabanelli e Ravizza, “è la misura più appropriata per capire la crescita o diminuzione del numero di casi nel tempo. In pratica, l’Rt viene calcolato in base ai nuovi contagi della settimana A rispetto a quelli della settimana precedente, B. Se nella settimana A ci sono 20mila casi e nella precedente B 10mila, l’Rt è uguale 2”. In sostanza, “una efficace pianificazione degli interventi può scaturire solo dalla combinazione dei due indicatori – aggiungono – se l’incidenza di questa settimana è di 10mila casi con Rt uguale a 2, allora ci si può attendere 20mila nuovi casi la settimana prossima, 40mila, 80mila e 160mila nelle settimane successive. Se l’Rt fosse invece pari a 0,5 ci si potrebbe attendere rispettivamente 5mila, 2.500, 1.250 nuovi casi settimanali”.

TERZA ONDATA COVID, FONDAMENTALE IL CONTACT TRACING

Gabanelli e Ravizza rimarcano poi come sia indispensabile un terzo e ultimo dato, quello inerente alla clinica dei casi, ossia la probabilità di ricovero in ospedale, di finire in terapia intensiva e addirittura di morire. “Sono stime che possono essere ricavate dal contact tracing – dichiarano – sapere chi ha incontrato chi permette di comprendere le caratteristiche di chi si ammalerà più o meno gravemente. Per dire, le pubblicazioni scientifiche sulla Lombardia che si riferiscono alla prima ondata (le uniche al momento pubbliche) ci dicono che il tasso di mortalità a seguito dell’infezione cresce con l’età: 0,43% negli under 70 e 10,5% negli over 70, molto più alto nei maschi (14% fra gli over 70) che nelle femmine (8,3% over 70). Indicano che la probabilità di sviluppare una malattia critica è inferiore all’ 1% sotto i 50 anni, mentre è del 18,35% negli over 80″. In conclusione, le giornaliste sottolineano come questi indicatori permettano di avere le idee chiare sull’evoluzione prossima della pandemia e consentano ai decisori politici di adottare le scelte più utili e adatte alla tutela della salute pubblica e dei settori economici della società.