TERZO EMENDAMENTO GOVERNATORI, BOCCIATO L’EMENDAMENTO DELLA LEGA IN COMMISSIONE SENATO

Il terzo mandato per i Governatori, per ora, non s’ha da fare: Centrodestra spaccato, Pd diviso al suo interno, partiti in “subbuglio” per un “semplice” passaggio in Commissione Affari Costituzionali al Senato del Decreto Elezioni: il tutto, alla vigilia delle Elezioni in Sardegna che rendono le schermaglie tra le opposte coalizioni ancora più accese. Riavvolgendo un attimo il nastro degli eventi, inizia tutto con il Dl Elezioni approvato lo scorso gennaio dal Governo Meloni all’unanimità, con fissate le date in “Election Day” di Elezioni Europee, Regionali e Amministrative per l’8-9 giugno 2024: nello stesso provvedimento, tra le varie voci inserite, trova spazio il via libera al terzo mandato per i sindaci nelle città tra 5mila e 15mila.



In quell’occasione all’interno della maggioranza è stato posto dalla Lega di Salvini la discussione sul terzo mandato in generale, tanto per i Governatori delle Regioni quanto per i Comuni più grandi: a quel punto FdI e FI hanno subito frenato l’avanzata del Carroccio, considerando non condivisibile la richiesta sui tre mandati per i Presidenti di Regione. L’obiettivo principale resta il Veneto del prossimo anno, con Luca Zaia che con le regole attuali non potrebbe candidarsi per un suo terzo mandato consecutivo: ma immediatamente anche nel Pd si è aperta la frattura interna in quanto sindaci e Governatori dem – su tutti, De Luca in Campania, Emiliano in Puglia e Bonaccini in Emilia Romagna – si sono schierati con la proposta della Lega. Proposta che si è poi concretizzata in un emendamento ufficiale da votare in Commissione sul Dl Elezioni pronto a sbarcare in Aula.



E così eccoci in queste ore, con FdI e Forza Italia che hanno prima richiesto il ritiro dell’emendamento e poi confermato che avrebbero votato contro, senza che però questo portasse particolari sconvolgimenti nel Governo: «Vota il Parlamento, andiamo avanti. Vota il Parlamento, non l’ascolteranno», spiegava stamane ad Agorà Rai Tre il vicepremier Matteo Salvini. Non è bastato e così il voto in Commissione Affari Costituzionali ha definitivamente affossato l’emendamento sul terzo mandato: a favore hanno votato solo 4 senatori, di Lega e Italia Viva, mentre gli altri 16 contrari sono stati di FdI, Fi, Udc, Pd, M5S, Avs; 1 solo astenuto, Svp, Azione di Calenda non ha invece partecipato al voto.



LE REAZIONI AL TERZO MANDATO KO: LEGA “CONTINUAMO”, CDX E PD DIVISI. GLI SCENARI

Primo a commentare sul terzo mandato per il momento affossato in Commissione è proprio il leader della Lega: «Non ci sarà nessun problema in maggioranza se non passerà in Parlamento la legge sul terzo mandato». Ai giornalisti che chiedevano conto della spaccatura interna alla maggioranza, Matteo Salvini ha ribadito che la posizione della Lega resta chiara, «ma siamo in democrazia: ogni tanto le proposte della Lega passano altre volte, come in questo caso, vengono bocciate perché tutti gli altri, Forza Italia, Fratellli d’Italia, Pd, Cinquestelle sono contro. Secondo me è un errore». Immediato è anche il commento del Governatore del Veneto Luca Zaia, il quale prende atto del voto ma annuncia «la strada è ancora lunga». A chiarire il concetto ci pensa poi il senatore veneto della Lega Paolo Tosato, vicepresidente della commissione Affari costituzionali: «Nonostante il voto contrario della commissione Affari costituzionali in Senato sull’emendamento per il terzo mandato dei governatori di Regione per noi la partita non è chiusa». La Lega continua a ritenere errato il veto sul terzo mandato e insiste sul ritenere fondamentale il voto dei cittadini e le loro decisioni: «Noi ci fidiamo dell’unico giudizio che conta in democrazia: il voto popolare. In particolare in Veneto, siamo convinti che anche gli elettori di Fratelli d’Italia e Forza Italia siano con noi».

Per un altro “diretto interessato” al tema del terzo mandato nelle Regioni, il Presidente della Liguria Giovanni Toti a Mattino Cinque conferma la necessità di proseguire nel dialogo per arrivare al via libera del vincolo: «se non si mette ordine sul vincolo del terzo mandato rischiamo nei prossimi due-tre anni di avere un contenzioso tra governo centrale e Regioni quasi infinito». L’esponente di Noi Moderati aggiunge poi come la Costituzione preveda ad oggi che gli statuti e le leggi elettorali siano di competenza esclusiva delle Regioni: «Non so se vorrò fare il terzo mandato onestamente, vedremo se ci sono le condizioni per farlo, se è un vantaggio per la mia Regione e per la mia maggioranza politica. È una decisione che spetta ai territori, agli amministratori dei territori e soprattutto agli elettori». Le tensioni però non restano solo in campo alla maggioranza ma emergono nettamente pure nel Pd, con la linea Schlein che di fatto sconfessa le richieste dei vari Nardella, Decaro, Bonaccini e De Luca – che da mesi insistono sulla necessità del terzo mandato: «loro erano spaccati, sbagliato fargli un regalo. Errore rompere il fronte coi M5s» tuona l’ex Ministro Franceschini contro la componente di minoranza che invece spingeva per votare con Lega e renziani il via libera al terzo mandato. Diverso il parere di Italia Viva con Davide Faraone: «Sul terzo mandato il governo Meloni poteva andare sotto. Invece il Pd, pur di mandare a casa Vincenzo De Luca e Stefano Bonaccini, ha salvato il governo. Poi chiariamoci bene quando parlate di finta opposizione», ha detto il capogruppo Iv al Senato su X.

DECRETO ELEZIONI, TUTTE LE ALTRE DECISIONI: OK UNANIME AL VOTO DEGLI STUDENTI FUORI SEDE ALLE EUROPEE

Il Decreto Elezioni, al di là del tema forte sul terzo mandato, aveva anche altri elementi importanti al suo interno che dovevano essere votati stamattina sui circa 40 emendamenti presentati: via libera unanime al voto per gli studenti fuori sede dalle Elezioni Europee, in via sperimentale. La proposta FdI ha visto l’o di Governo e opposizioni, anche se dal Pd viene annunciato un ulteriore modifica da apportare in Parlamento quando si discuterà del Dl Elezioni.

Per i dem occorre ampliare il via libera al voto fuori sede anche a coloro che «per ragioni di cura o di lavoro non possono recarsi al seggio e venga disciplinato in maniera più strutturata e semplice», spiega il senatore Andrea Giorgis, capogruppo del Pd nella Commissione Affari costituzionali. Da ultimo invece, è stato rinviato l’esame dell’emendamento FdI sulla restrizione delle esenzioni delle firme alle Europee che per alcuni piccoli partiti avrebbe potuto significare più ostacoli per la presentazione delle liste alle prossime Elezioni in giugno.