IL REBUS “TERZO POLO”: COS’È E COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LE ELEZIONI 2022

«Noi stiamo costruendo il terzo polo e chi vuole darci una mano è il benvenuto, ma è indecente vedere quello che sta accadendo in queste ore mentre l’Italia vive una situazione di difficoltà»: Matteo Renzi spiegava così solo 24 ore fa la sua proposta di un polo centrista a chi come Carlo Calenda, ancora ieri, era formalmente legato al patto siglato con Pd, Più Europa, Sinistra Italiana, Verdi, Articolo 1 e Impegno Civico. E invece, per l’ennesima volta dall’inizio di questa pur breve campagna elettorale, tutto è stato stravolto con lo “strappo” di Calenda (in diretta tv) dalla coalizione del Centrosinistra: ora si profila all’orizzonte realmente quello che non solo il leader di Italia Viva definisce come Terzo Polo “potenziale”, in alternativa al Centrodestra e all’ex campo largo di Centrosinistra (fuori rimarrebbe anche il M5s che però non viene, a ragione, ritenuto partner possibile per l’area renziana). L’origine del nome nasce nel mezzo del bipolarismo classico in politica: uno schieramento al “centro”, in opposizione ai due maxi-blocchi di destra e sinistra, rappresenta da sempre nella politica italiana (del post-proporzionale) un misto di utopia-chimera-miraggio per diverse compagini elettorali che alla prova del voto non sono mai riusciti a creare una reale “terza via alternativa”.



Primi probabilmente a riuscirci con convinzione sono stati i 5Stelle nel 2018 quando con il 34% riuscirono a distinguersi dal Centrodestra e dal Centrosinistra (a traino renziano): fu però un terzo polo anomalo in quanto spostato con asse verso i temi progressisti e radicali della sinistra e anomalo per aver di fatto governato tanto con Salvini e Berlusconi, quanto con Renzi e Letta. Quello che invece si prospetta per le Elezioni 2022 rappresenta un tentativo di equidistanza dall’ala più “sovranista-conservatrice” a quella più “progressista-radicale”: il Terzo Polo avanzato come proposta dall’ex Premier Renzi punta ad ottenere tra il 10 e il 15% per poter rappresentare un fondamentale ago della bilancia in vista della formazione del Governo dopo il 25 settembre. Fondamentale nel disegno di Renzi era l’accordo con Calenda, originariamente anche Forza Italia (prima dello strappo sul Governo Draghi) e Toto: un gruppo centrista che poteva rappresentare il “vessillo” politico dietro la figura di Mario Draghi. Le vicende delle prime settimane di campagna elettorale hanno però visto una diversa evoluzione, con Italia Viva rimasta sostanzialmente da sola nell’affrontare tale impervia battaglia politica, con l’eccezione di Lista Civica Nazionale di Pizzarotti (ex sindaco Parma, ex M5s) che ha chiuso in questi giorni l’accordo con i renziani per correre insieme alle Politiche.



RENZI ATTENDE CALENDA NEL TERZO POLO, MA SULLA RACCOLTA FIRME…

E così si ritorna alla proposta lanciata da Matteo Renzi dopo il fallimento della “trattativa” con Letta nelle scorse settimane: «Tra tante difficoltà, internazionali e domestiche, ora è il momento della Politica con la P maiuscola. Abbiamo una opportunità straordinaria. #TerzoPolo». Al “Corriere della Sera” lo scorso 6 agosto il leader di Italia Viva spiegava così il suo progetto politico per le Elezioni 2022: «Non credo. Ė cambiato il clima rispetto a qualche anno fa. Io stesso sono stato vittima di molteplici aggressioni come sa chi ha letto “Il Mostro”. Ma oggi non c’è più quel “clima infame”. L’unico modo per fermare la Meloni è votare il centro riformista e liberale, il terzo polo, i moderati che bloccano gli estremisti. Ogni voto dato al terzo polo è un voto per l’europeismo e la serietà». Da solo Renzi pensava di puntare ad un 5% per poter, all’interno del Parlamento, «lavorare per mantenere questo premier (Mario Draghi, ndr), che è l’orgoglio dell’Italia e che è stato mandato a casa da populisti e sovranisti». Ora con lo strappo avvenuto tra Carlo Calenda e il “campo largo lettiano”, così come tra Azione e Più Europa, l’ipotesi di Terzo Polo torna ad essere di strettissima attualità per il senatore fiorentino. «Nemmeno una parola sui social per favore. Sarà una partita lunga e delicata: possiamo fare una grande operazione politica, tornare a essere decisivi, ma serve pazienza»: così Renzi ha chiesto ieri ai suoi fedelissimi di non intervenire direttamente in questi giorni provando così a ricomporre la frattura con Calenda e puntare dritti al Terzo Polo “originario”. «È un’opportunità straordinaria per Calenda e per tutti», ribadisce ancora Renzi ai suoi.



A domanda netta posta tanto ieri da Lucia Annunziata su Rai3, quanto oggi a Canale 5, Calenda risponde così sull’ipotesi del Terzo Polo: «Sto lavorando a una cosa sola, il programma, sto lavorando per costruire un programma solido, sulla scia di quello che abbiamo presentato peraltro con +Europa, che parla di rigassificatori, termovalorizzatori, revisione del reddito di cittadinanza. E basta con la politica del bonus, questo Paese ha bisogno di parlare di come risolvere i problemi». Lo snodo non da poco per poter arrivare o meno ad un Terzo Polo centrista (o quarto polo, se si considera il M5s) riguarda il tema delle firme: con la rottura del patto tra Azione e Più Europa, Calenda rimane senza “l’ombrello” del partito di Bonino che avrebbe concesso il simbolo di +Eu per poter correre alle Elezioni senza la raccolta di 36mila firme necessarie entro Ferragosto. Renzi ha già fatto intendere ad Azione che potranno tranquillamente utilizzare il simbolo di Italia Viva ma da diverse angolature osservate in questi giorni il timore, in casa “azionisti”, è che al momento topico della spartizione dei collegi, Renzi possa giocare la “mano forte” con ricatto pronto all’amico-rivale il quale, senza simbolo, non potrà entrare in Parlamento. In termini di regolamento la questione delle firme, oltre ad essere dirimente per trovarle e raccoglierle in pochissimi giorni estivi, pone un altro elemento non da poco: l’esenzione dalla presentazione delle firme vale infatti nei confronti di una lista, ma non in coalizione. Ergo, Calenda se decidesse di entrare nel Terzo Polo dovrebbe farlo in una lista unica con Renzi (così come aveva fatto fino a pochi giorni fa con Emma Bonino), altrimenti dovrebbe comunque presentare le firme entro il 21 agosto prossimo. Resta in campo l’ipotesi paventata dallo stesso Calenda di poter far ricorso dell’art. 6-bis del Decreto elezioni 2022 per l’esonero delle firme in quanto simbolo già concorrente alle Elezioni Europee 2019: al momento però una risposta chiara dal Viminale non è giunta e dunque la partita dell’alleanza verso un Terzo Polo trova un “pungolo” non da poco sul fronte “tempo” (e firme).