CHAMPIONS LEAGUE ROMA E MILAN – Più che un passo indietro. Il calcio italiano incassa una doppia figuraccia in campo europeo, che manda gambe all’aria i segnali di ripresa colti nell’ultima tornata di coppe. Un brutto, bruttissimo martedì per il modo in cui sono maturate le sconfitte di Milan e Roma e che ripropongono il dilemma su quanto (poco) valga il nostro calcio una volta che mette il nasino al di fuori dei confini nazionali. A Madrid il Real regala un’esibizione muscolare come da tempo non si vedeva. Lo scorso anno, sul declinare dell’estate, l’Inter di Josè Mourinho aveva frantumato 4-0 il Milan. Al Bernabeu c’è mancato poco per vedere una riedizione di quel derby, sempre per la regia dell’ineffabile portoghese. Rossoneri mai in partita dopo aver incassato due reti banali nello spazio di un minuto, reti che avrebbero potuto essere di più se i madridisti non si fossero specchiati nella loro bellezza senza affondare i colpi con decisione. Allegri va controcorrente, parla di una squadra che non l’ha deluso e che ha pagato più del dovuto due distrazioni. Il problema è che non s’è assistito a uno straccio di reazione e che gli uomini più attesi hanno miseramente fallito la prova internazionale. Per Ibrahimovic è quasi la normalità, ricordando la sua storia personale di amnesie in trasferte “calde”. Non lo avrebbe dovuto essere per Pato, giustamente celebrato per la straordinaria media-gol che tiene in Italia ma che a Madrid è andato letteralmente in confusione, a cominciare dal fallo in zona mortale che ha originato la punizione dell’1-0.
Peggio ancora è quanto propone l’Olimpico. Roma battuta in casa dal Basilea, certamente il miglior rappresentante del calcio svizzero per continuità di risultati e per potenziale economico. Ma pur sempre calcio svizzero… E’ bastato comunque poco agli ospiti per evidenziare le lacune croniche dei giallorossi, tenute finora sottotraccia dalla foglia di fico dei gol di Marco Borriello. Gol che stavolta non è bastato per rimettere in piedi la baracca e per non far saltare il tappo su una situazione già tesa di suo.
Caduta interna, ultimo posto nel girone di Champions League e psicodramma finale, con vertici tra società, staff, squadra e Claudio Ranieri a proclamare: “Non mi dimetto”. Potrà non arrivare anche questo passo ma è una sensazione che vale per il presente non per il futuro immediato: sono troppi e tanti i mal di pancia stagionali in casa giallorossa da non poter immaginare una svolta traumatica. La scorsa stagione i problemi erano stati nascosti dai risultati, oggi neanche questi aiutano.