SERIE A – Occhio, perché la Lazio comincia a crederci. Non c’è solo una classifica che si fa più interessante giornata dopo giornata, ma c’è anche una convinzione che si sta impossessando dell’ambiente. Edy Reja ha avuto gioco facile – in passato – a sottolineare come i tifosi avessero diritto a sognare mentre il compito suo e dei giocatori era quello di proseguire passo dopo passo. Ma ora c’è anche il tecnico a parlare: non con certezze granitiche, perché l’uomo non è abituato ad aprire la bocca per caso, ma con frasi che indicano come pure lui inizi a avere più certezze che dubbi nei confronti della sua squadra.
Così, in poche ore, Reja è passato da un “possiamo giocarcela fino in fondo” a parole come “una squadra di rango non può prendere certe reti”, con riferimento al gol incassato dal Cagliari. Il segnale di come l’allenatore abbia sdoganato i suoi, sicuro di una crescita collettiva. Perché è innegabile come la Lazio sia la realtà più interessante del momento, che ha saputo subito andare ben oltre i fenomeni passeggeri di Cesena (soprattutto) e Chievo. Si tratta di un gruppo che, innanzitutto, ha cambiato pochissimo rispetto alla passata stagione. Un unico volto nuovo, ma che volto, perché si tratta di Hernanes. Il brasiliano non soltanto si è inserito immediatamente al meglio nella nuova realtà ma ha saputo far compiere ai compagni un salto di qualità e di personalità del tutto inaspettato. Un processo che ha investito tutti, perché la Lazio appare equilibrata tra i reparti: sa colpire bene, quando ne ha l’opportunità, e difende altrettanto bene.
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Un settore, quest’ultimo, dove Andrè Dias si sta rivelando come elemento continuo e affidabile e su cui Reja sta costruendo la stagione eccellente (e si capisce ancor di più il suo rimbrotto post-Cagliari). Ma è soprattutto la maturazione generale a impressionare positivamente. Basti avere Zarate come esempio: bizzoso e capriccioso la passata stagione, responsabilizzato e pronto al sacrificio quest’anno. In tutto questo, oltre al pugno duro di Claudio Lotito – utile per ricostruire dalle fondamenta una società e una squadra che si erano perse –, c’è la saggezza di Reja.
Quest’anno il friulano ha potuto lavorare dall’inizio, perfezionando l’aspetto tattico e, soprattutto, martellando con saggezza dal punto di vista psicologico. Di Zarate s’è detto, ma guardate anche come ha saputo recuperare Ledesma, dopo il lungo braccio di ferro che aveva opposto l’argentino al presidente biancoceleste per la questione rinnovo. Una Lazio che ha saputo imparare dagli errori e dalle ferite della passata stagione. Una Lazio che può cominciare a crederci, forte della quarta vittoria consecutiva (un ciclo avviato dopo il pareggio contro il Milan: un caso?). Soprattutto se dietro continuano a farsi male da soli.