San Siro riconsegna la Juventus al campionato italiano. Un recupero in due puntate: prima lo scoglio Inter, aggirato imponendo lo 0-0 ai nerazzurri; quindi quello Milan, evitato in maniera ancor più esaltante. Esaltante non tanto per la vittoria in sé quanto, piuttosto, per il modo in cui è stata costruita. Perché la Juventus già priva di molti protagonisti alla vigilia, è stata via via massacrata dalle assenze in corso d’opera di Chiellini, De Ceglie e Martinez causa infortunio. Eppure ha saputo andare oltre la contingenza, con una prova di forza e di carattere, costruita su un centrocampo che – con i ritrovati Felipe Melo e Aquilani – si propone come uno dei più solidi della serie A: il biglietto da visita che ha sempre caratterizzato Del Neri, la risposta a quanti lamentavano una Juventus danneggiata in partenza dopo la contestata squalifica di Krasic.

In questo ci ha messo comunque del suo anche il Milan, sprecone all’inizio e incapace di risollevarsi dopo essere stato colpito da Quagliarella, denotando una fragilità di fondo preoccupante a livello caratteriale. Perché, di fronte a una Juventus ferita nel fisico, i rossoneri non sono stati capaci di proporsi con determinazione, involuti in attacco e fragili nella costruzione del gioco. Si tratta del secondo passo falso ad alto livello della stagione milanista, dopo quello compiuto in Champions contro il Real Madrid. Una circostanza che può indicare una mancanza di crescita collettiva. Una crescita che, invece, non difetta all’Inter. Brutta e vincente quella di Genova, ma che tale dev’essere quando la condizione non è ancora ottimale. E capace, a differenza del Milan, di mettere sotto un avversario falcidiato dalle assenze. Fine settimana caratterizzato non solo dagli anticipi ad alto livello ma anche da colpi di testa degli uomini più rappresentativi del calcio italiano.

Fa fragore quello di Antonio Cassano, soprattutto perché arrivato dopo una serie di complimenti esterni e autocelebrazioni proprie su una finalmente raggiunta maturità umana e professionale. In poche ore il barese ha mandato tutto all’aria, devastando il proprio rifugio dorato alla Sampdoria, giocandosi la credibilità raggiunta con l’Italia e rendendo più complicato il suo futuro.

 

Vabbè che sarà sul mercato a titolo gratuito, se il club blucerchiato otterrà ragione dal Collegio Arbitrale, ma chi sarà ancora disposto a dare fiducia a un giocatore da gestire sempre sul filo del rasoio? E se l’allievo impazza, il maestro non è da meno. Perché la reazione scomposta di Francesco Totti poco dopo la (eccessiva) espulsione patita contro il Lecce non fa altro che aggiungersi ai momenti di perdita della ragione avuti in passato. Magari arriveranno nuovamente le scuse, ma non sarebbe stato meglio pensarci sopra un attimo prima anche stavolta?