SERIE A – Le prime cinque squadre in quattro punti, la serie A ripresenta una fisionomia cui gli appassionati non erano più abituati. Un campionato che ritrova un proprio equilibrio, dopo anni di dominio interista con tentativi – a volte commoventi – di creare alternative credibili allo strapotere prima di Roberto Mancini e poi di Josè Mourinho. Una situazione che sembra figlia di molte circostanze. Innanzitutto occorre sottolineare la crisi d’identità dell’Inter, alle prese con una successione in panchina più faticosa del previsto e con una serie di infortuni che, negli anni passati, non avevano così chiaramente appesantito il gruppo.
A questo occorre aggiungere il ritorno da protagonista del Milan (non a caso nel momento in cui il presidente-tifoso Berlusconi ha riaperto la porta della cassaforte di famiglia), la ritrovata credibilità della Juventus, la crescita di realtà non comprese tra le big ma in grado di poter dire una parola seria per storia personale e per ambizioni societarie, come sono attualmente la Lazio e il Napoli. Durerà questo equilibrio? La sensazione propende per una risposta positiva, soprattutto perché segnali importanti giungono da Milan e Juventus. Nel primo caso Allegri è stato bravo rimettere in linea di galleggiamento i suoi dopo la botta interna proprio contro i bianconeri. Lo ha fatto cambiando volto alla squadra, senza timore di mettere in panchina alcuni dei cosiddetti intoccabili e venendone ripagato con un’efficacia realizzativa che era stata sempre il tallone d’Achille rossonero. Certo, occorre mettere in conto una difesa che anche a Bari è apparsa tutt’altro che immune dalle amnesie ma, se funziona il potenziale offensivo, questo diventa un problema di secondo piano. E nel secondo caso – la Juventus – occorre parlare di una maturazione di autoconsapevolezza già segnalata dopo l’impresa di Milano.
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L’avversario non era certo dei più complicati, come il Cesena, ma l’averlo messo sotto nel mezzo di un’impressionante crisi di organico causa infortuni, è segnale quantomai confortante. E adesso, per entrambe, un doppio impegno pressoché simile e sicuramente indicativo per il futuro: turno infrasettimanale contro una squadra in forma (Palermo per il Milan e Brescia per la Juventus) e week-end con uno scontro al vertice (il derby per i rossoneri, il sempre complicato impegno contro la Roma per i bianconeri). Un nota bene finale, che si estende anche ad alcune protagoniste poco fortunate in Europa. Sono tornate a galla le polemiche arbitrali, con accuse anche poco gradevoli (dall’”hanno giocato in dodici” di Reja a “l’arbitro è stato influenzato dal pubblico” di Mazzarri dopo la batosta di Liverpool). Rimane sempre una via di uscita facile, soprattutto visto che i presunti errori dei direttori di gara sono stati ampiamente controbilanciati dalle mancanze di chi ha perso. E per fortuna c’è gente come Allegri che, di fronte all’intervento di Abbiati su Barreto, ammette che era rigore. Se questa fosse la linea guida di molti sui colleghi (e poi presidenti, direttori sportivi, amministratori delegati, giocatori…), il calcio ne avrebbe unicamente giovamento.