Samuel Eto’o aveva già cominciato alla grande, si aspettava solamente che cominciasse anche Diego Milito. E così è stato. I due sono gli eccellenti protagonisti nell’Inter che umilia il Bari nel risultato e che mette il primo (e pesante) timbro sul campionato. Il turno infrasettimanale è privo di scontri diretti ad alto livello ma comunque gravido di conseguenze. Guardate la classifica: sono impressionanti i nomi che vengono dietro alla squadra di Rafa Benitez, rimasta capolista solitaria. Un gradino più sotto ci sono Chievo e Brescia. Seguono, quindi, Cesena, Catania e Lazio.

Siamo solamente alla quarta giornata, è vero. Ma, a furia di sottolineare come il torneo sia ancora ai suoi inizi, si rischia di continuare a posporre il problema. Un problema che si chiama Inter ma che non è l’Inter. Piuttosto ha le sembianze delle squadre teoricamente in grado di ostacolare la strada verso lo scudetto che i nerazzurri vorrebbero nuovamente conquistare.

E allora, in attesa di quanto farà questa sera la Juventus contro il Palermo (attenzione: i bianconeri affrontano una squadra decisamente più in palla dell’Udinese, e finora penalizzata dai risultati a fronte del gioco espresso), occorre ragionare sulle altre presunte grandi, quelle che scivolano dai 5 punti del Milan in giù, che rappresentano già una bella e significativa distanza. Non è un bel ragionare, perché la crisi di crescita è evidente, per le big presunte come per le aspiranti quali Napoli, Fiorentina e Sampdoria.

Per i rossoneri, per esempio, Max Allegri invoca pazienza. Ma una squadra che intende puntare ad alti obiettivi non può permettersi di sprecare così la prima rete in campionato di Zlatan Ibrahimovic. Questo perché la squadra sembra ancora difettare di equilibrio, con una difesa non adeguatamente protetta da un centrocampo che ha bisogno di essere comunque sempre al massimo per risultare credibile. Peggio ancora sta la Roma, di cui sono emersi i limiti qualitativi in una serata in cui era priva contemporaneamente della coppia De Rossi-Totti e in cui ha trovato in Russo di Nola il suo Byron Moreno.

 

I dirigenti giustamente sono furibondi per quanto avvenuto a Brescia, ma questo non deve nascondere le illusioni create intorno a una squadra “venduta” più competitiva di quanto fosse in realtà. Specie quando non è al completo. E l’accenno a Russo fa capire come anche il turno infrasettimanale non sia stato agevole per i direttori di gara. La rivoluzione voluto da Nicchi&Braschi fatica ad acquisire credibilità. La riunione informale della Lega di serie A, programmata per oggi, sarà sicuramente divertente.