Due partite e l’Italia di Cesare Prandelli può essere promossa. Certo, realismo impone di ricordare sempre chi avevamo di fronte nei primi impegni delle qualificazioni europee: Estonia e Far Oer, posizionate a cavallo della centesima posizione del ranking Fifa. Però sono arrivati i sei punti chiesti come obiettivo minimo, è giunto già un primo posto in solitudine nel girone, visto il pareggio interno della Serbia contro la Slovenia, e – più di tutto – è tornata una ragionevole fiducia nei confronti di una squadra uscita screditata e umiliata dall’ultimo Mondiale.

Il nuovo ct sta proseguendo la sua rivoluzione di velluto con intelligenza. Da Tallinn si è portato a casa il risultato positivo e la rinascita di Antonio Cassano in azzurro. A Firenze ha ritrovato l’amore della città in cui è stato protagonista per cinque anni, un amore andato naturalmente a estendersi a una squadra brava comunque, dal canto suo, a non prendere sottogamba un impegno potenzialmente pericoloso vista la caratura altrui. Ed è questo l’aspetto più confortante: la Nazionale considerata dai giocatori non come un orpello fastidioso ma come qualcosa di tremendamente serio, esattamente ciò che desidera il ct. A Coverciano aveva chiesto di trasferire la determinazione che si mette in campionato, e così è stato: sia per gli ultimi arrivati, sia per quelli che in azzurro bazzicano da tempo. Poi c’è da registrare anche una crescita complessiva. Prandelli ha ben chiaro quale sarà l’asse portante della squadra: il trio di centrocampo formato da Pirlo, De Rossi e Montolivo, fatto di ragionamento e movimento.

Per il resto è ancora tutto possibile, esclusa la coppia centrale in difesa (Bonucci-Chiellini) e in attesa del ritorno di Buffon tra i pali. Con un ultimo punto da cui non prescindere: l’Antonio Cassano visto in questi giorni. Lui ripete di essere cambiato, grazie a Genova e al matrimonio, e i fatti continuano a dargli ragione. Due reti in due partite, assist dispensati a piene mani, giocate mai fini a se stesse, un mettersi al servizio della squadra sempre esaltato dai compagni, non un gesto e una parola fuori luogo. Il sampdoriano sta trasformandosi nel leader di cui aveva bisogno l’Italia, trascinato anche dall’affetto della gente. Inutile chiedersi che cosa sarebbe stato con lui in Sud Africa: altra squadra e, soprattutto, altro allenatore. Con Prandelli il feeling è granitico e si nota: sul campo come fuori del campo. Sarà utile a tutti, Cassano per primo.