Se non è un campanello d’allarme, comunque gli assomiglia tantissimo. Secondo pareggio consecutivo per il Milan e avversari che rialzano minacciosamente la testa. Non è grave – in sé – l’1-1 di Lecce quanto, piuttosto, il modo in cui si è concretizzato: squadra in vantaggio e avversario animoso ma non pericoloso. Eppure, in questo contesto (e con un impianto di gioco che ha ritrovato parecchi protagonisti), il Milan è riuscito a incassare la rete con difesa schierata, vanificando così l’ennesimo gioiello che il talento di Zlatan Ibrahimovic aveva saputo confezionare. «Milan che finisce in crescita, come contro l’Udinese», sottolinea Max Allegri. Vero, verissimo. Ma anche squadra che butta via i primi tempi e che, pur avendo ritrovato certezze in difesa, paga pesantemente l’unica reale palla-gol concessa agli avversari.
Errore da matita blu se si vuole lottare per obiettivi importanti. Anche perché, come accennato, questo consente nuove speranze nei pensieri di chi insegue. Più della Roma (con lo spogliatoio pronto a sbranarsi a ogni occasione cercando così di vanificare quanto la buona sorte propone: vedi la vittoria di Cesena), più della Juventus (azzoppata dagli infortuni e frenata da un mercato che appare più difensivo che aggressivo), più di Lazio e Napoli (troppo a corrente alternata) questi pensieri hanno cominciato a girare vorticosamente nelle teste interiste.
L’avvento di Leonardo è stato tonificante come non mai: quattro partite – coppa Italia compresa – e altrettante vittorie. Una serie che significa aver recuperato ai rossoneri quattro punti nelle ultime tre gare e con la prospettiva di un primo posto virtuale se saranno chiusi con due vittorie i recuperi contro Cesena e Fiorentina: impresa non impossibile. Che cosa è cambiato con la nuova gestione? Primo, ed è innegabile, Leonardo ha ritrovato parecchi protagonisti finiti fuori causa infortuni o squalifiche (casomai uno avesse dubbi, si riveda il balletto in area Milito-Eto’o per la terza rete al Bologna). Secondo, ed è altrettanto innegabile, la squadra ha ritrovato quei meccanismi che avevano costruito la fortuna di José Mourinho, a cominciare dal rombo di centrocampo.
Terzo, il tecnico brasiliano si è rivelato – come si poteva immaginare – ben più disposto a un lavoro di confidenza e valorizzazione del gruppo. Un ruolo “complice”,che aveva avuto sbocchi positivi al Milan e impossibile per le rigidità parecchio pedanti di Rafa Benitez. In sostanza: ci voleva una capacità di gestione del gruppo che lo spagnolo (non spalleggiato dalla proprietà) è stato incapace di mettere in atto, con il risultato che l’Inter ha perso per strada troppi punti. Ma il tempo della rimonta è stato avviato e, più il recupero di San Siro mercoledì sera contro il Cesena, sarà interessante vedere che cosa combineranno i nerazzurri domenica in casa della splendida Udinese attuale: 16 punti nelle ultime 9 partite e, soprattutto, 22 reti realizzate.