IL PUNTO SULLA VENTUNESIMA GIORNATA DI SERIE A – Campionato ancora troppo schizofrenico non soltanto per emettere giudizi, ma anche per lasciarsi andare a semplici previsioni. Prendete l’Inter, per esempio: non si fa in tempo a tessere le lodi di Leonardo e salutare il rientro di un’attesa protagonista (se non “la” protagonista per eccellenza) che basta una trasferta storta per riportare a galla i dubbi. Certo, occorre tenere conto della controparte, visto che si trattava dell’Udinese, venuta dopo avversari di basso profilo, Napoli escluso. E l’Inter ha toppato, di brutto, contro la squadra più in forma del momento (dieci punti in quattro gare del 2011). Non tanto per le dimensioni del punteggio quanto, piuttosto, per l’immagine che ha dato di sé stessa: incapace di cucire gioco e docile nell’aprirsi alle iniziative altrui. Preoccupa la difesa, che nelle cinque partite del nuovo corso ha incassato ben otto reti. E non fa sorridere l’atteggiamento. Contro l’Udinese s’è vista una squadra confusa nelle idee, greve nel passo e incapace di contrasto: costante superiorità numerica e padronanza delle iniziative da una parte, inseguimento affannoso e azzeramento della pericolosità dall’altra. Qualcosa in più di un segnale di pericolo, se non la conferma di un gruppo in cui la ritrovata serenità non è in grado di far recuperare la fame di un tempo. Una sconfitta che non solo azzoppa la possibile anti-Milan più credibile, ma che consente ai rossoneri di riallungare. Unicamente Napoli e Roma tengono testa alla squadra di Allegri, cui occorre riconoscere una buona dose di fantasia nel cercare alternative.
Così, dopo aver inventato Boateng trequartista, contro il Cesena è stata la volta di Thiago Silva centrocampista, vista la moria di interpreti del ruolo. Variante che ha avuto un certo successo, facendo riandare il pensiero dei milanisti più anziani a Desailly avanzato in quella zona del campo. La dimostrazione di come Allegri sia tecnico mai banale, attento nel gestire gli uomini e rapido a trovare alternative mai banali nel momento dell’emergenza (che si fa ancora più stringente dopo il nuovo guaio accusato da Nesta). Campionato in cui la quota scudetto si ritrae sempre più e dove potrà avere la meglio la prima squadra che troverà (finalmente) continuità di risultati. Un ultimo passaggio lo meritano due allenatori, Francesco Guidolin e Alberto Malesani. Il primo sta insegnando a Udine come si possano coniugare spettacolo e risultati. Il secondo sta dando una speranza al Bologna basandosi sul gioco e non sul difensivismo esasperato di chi deve salvarsi.
Un bentornato doveroso a tecnici che hanno sempre avuto il coraggio di proporsi positivamente sul campo e che, forse, meriterebbero occasioni di alto livello (più Guidolin di Malesani che, perlomeno, ha potuto vivere l’esperienza di Parma quando si proponeva come alternativa reale e credibile alle grandi). Di tempo ce n’è ancora, visto che Del Neri è andato alla Juventus a 60 anni: basta che qualche dirigente lo voglia realmente.