Non ha scelto una bella giornata Sky per regalare tutti i canali in visione gratuita: lo spettacolo offerto dalla serie A è stato ben al di sotto delle attese, tolte lodevoli eccezioni. Appena 13 reti segnate, record di 0-0 (cinque) e una classifica quanto mai corta. Grande è la confusione sotto il cielo, potrebbe essere la stagione buona per la sorpresa: 13 squadre si stringono in 4 punti, dal 1994-95 (campionato dell’introduzione dei 3 punti per vittoria) la vetta non era stata raggiunta a una quota così bassa. Numeri necessari per intaccare soprattutto le convinzioni di chi pensava, alla vigilia della giornata, che certi reinserimenti non fossero più possibili, a causa del ritardo accumulato.
Nel mirino le milanesi, che hanno risposto in diverso modo. Al Milan è bastato ritrovare la condizione di alcuni suoi elementi guida per recuperare d’incanto meccanismi e traiettorie che si pensavano perdute per sempre. Un addio alle ambizioni celebrato con troppa fretta nella sera della disfatta di Torino, senza pensare a chi era fuori (Ambrosini, Gattuso, Flamini, Robinho, Pato) e a chi era appena rientrato (Ibrahimovic e Boateng).
Troppi elementi a zero o mezzo servizio per formulare giudizi granitici, ora i rossoneri sono ad appena 4 lunghezze dalla vetta. Resta invece grave la situazione dell’Inter, dove la restaurazione di Ranieri sta già mostrando il fiato corto. Non tanto per totali demeriti dell’allenatore quanto, piuttosto, per quelli di una società che non ha capito nei tempi opportuni quanto fosse necessario rivoltare una squadra vecchia: prima nell’età, adesso anche nella mentalità.
A Catania ognuno sembrava andare per proprio conto, seguendo un personale spartito. Il risultato sono il non gioco e una facile disposizione a concedere tutto agli avversari. Quattro sconfitte in sei gare non s’erano mai viste, una squadra ai bordi della zona retrocessione era tutt’altro che ipotizzabile per chi, meno di un anno fa, vinceva l Mondiale per club.
Juventus e Napoli escono bocciate da questa giornata, perché non hanno sfruttato occasioni ghiotte. I bianconeri avrebbe potuto e dovuto allungare in vetta, per tentare il primo strappo in classifica: hanno cozzato contro l’abituale solidità del Chievo. Due sole reti in tre trasferte possono essere una parziale spiegazione del mancato salto di qualità. Il Napoli conferma invece la stagionale carenza nei confronti con le piccole: domina Milan e Inter, si fa sorprendere da Chievo e Parma.
L’impressione è che la squadra di Mazzarri debba crescere sotto il profilo della mentalità, al momento è incapace di mantenere identica concentrazione su due fronti importanti. La domenica delle delusioni sul campo ha avuto, per sua fortuna, una coda divertente nel derby di Roma. Reja sfata la maledizione e batte finalmente la Roma: ha avuto bisogno dell’uomo in più e di una magia di Klose a una manciata di secondi dalla fine.
Ma la sua squadra sta dimostrando di poter essere una variabile indipendente nella lotta scudetto: è solida e là davanti Cissè e Klose stanno offrendo molto di più di quanto fosse lecito attendersi. La Roma esce sconfitta ma non bocciata: paga la fesseria di Kjaer, avrebbe meritato un pari (tenendo conto che nel finale s’è fatto pure male Heinze). Luis Enrique lavora bene, i frutti potrebbe arrivare in anticipo sui tempi previsti.