Primo tentativo di break in testa alla classifica. Juventus e Milan dettano il clima nell’anticipo, Udinese e Lazio rispondono il giorno dopo: i friulani nel segno del solito Di Natale (che, dopo il ko di Rossi e i problemi di Cassano, torna immediatamente arruolabile per l’Italia impegnata a novembre in due amichevoli), i biancocelesti con l’altrettanto solito Klose (devastante il suo impatto sul nostro campionato). Un contributo importante per far sì che la serie A non si ritrovi già indirizzata su un duello a due. Perché, dopo un avvio lento, lentissimo, oggi il torneo ha preso ritmi che si pensava persi, con un’accelerazione che ha portato a scrollarsi momentaneamente di dosso aspiranti grandi. Come il Napoli, dove il turnover rimane un problema e non un’alternativa. Come la Roma, dove il deficit di crescita già sottolineato è emerso in tutta la sua grandezza a fronte di un avversario come i rossoneri di Allegri, al punto che lo stesso Luis Enrique è sbottato con gravi accuse dopo la terza sconfitta nell’arco di quattro partite.
Juventus e Milan, dunque. I bianconeri a San Siro superano indenni il primo vero esame stagionale e condannano la squadra di Ranieri all’anonimato in chiave scudetto. Perché, nonostante le dichiarazioni d’intenti del tecnico, undici punti di distanza dallo scudetto paiono oggi incolmabili: l’ultimo posto del Cesena, che ha esonerato il mai vittorioso Giampaolo, dista per esempio appena cinque lunghezze. Juventus che ha nuovamente impressionato per ritmo e determinazione, le chiavi con cui ha messo sotto l’Inter non appena è andata in debito di ossigeno. Conte ha trovato l’assetto ideale per sfruttare al meglio gli uomini, con importante variazione sul tema del 4-2-4. E sta scoprendo in Matri l’attaccante che non solo fa segnare ma che, soprattutto, permette agli altri di andare in rete, dando equilibrio al reparto. L’equilibrio che ha pure trovato Allegri, specialmente a centrocampo. Ormai Aquilani a destra e Nocerino a sinistra si propongono non più come alternative ma come titolari fissi e necessari agli schemi rossoneri.
Anche la trasferta di Roma ha evidenziato come, piuttosto, i cambi debbano essere effettuati nel centrocampista centrale, con alternanza Van Bommel-Aquilani. Resta il problema di una difesa che ha già incassato 14 reti (lo scorso anno furono 24 in tutto il torneo) ma che può essere ampiamente tamponato da un attacco che viaggia ad altissime frequenze e che ha ritrovato un Ibrahimovic i cui mal di pancia sono scomparsi d’incanto. E sul campo di vede.