Sorteggio benevolo? Senza dubbio. Non siamo ai livelli del Lione che, dopo aver ricevuto l’aiutino della Dinamo Zagabria per qualificarsi, ne avrebbe ricevuto un altro (malignano) pescando l’ambìto Apoel. In Champions volevamo evitare gli spauracchi Real Madrid e Barcellona (Milan escluso), ci siamo riusciti. Però attenzione, perché anche l’anno scorso Tottenham e Shakhtar apparivano squadre di seconda fila negli ottavi, e tutti ricordiamo come andò a finire per Milan e Roma. Senza dimenticare la figuraccia mondiale dell’Inter contro lo Schalke nei quarti di finale. Dal 2006, però, non mandiamo tre squadre ai quarti e questa potrebbe essere la volta buona, pur se i nostri ragionamenti attengono l’oggi: a metà febbraio, quando si ripartirà, tutto potrebbe (e dovrebbe) essere cambiato, visto che peseranno condizione atletica, mercato di gennaio e obiettivi reali da raggiungere (o non più raggiungere) in patria.
Tenendo conto di tutto questo, occorre però riconoscere che il sorteggio concede ampi margini alle italiane per sostenere belle figure in Europa. Il Milan deve uccidere i propri fantasmi, che in Champions si chiamano ottavi. Non li passa dal 2007 (con grande fatica contro il Celtic), anno in cui poi alza per l’ultima volta il trofeo. Sempre eliminato da squadre inglesi, tranne nell’anno di assenza targato 2008-09. Prima del Tottenham erano venuti Manchester United e, guarda il destino, Arsenal. I rossoneri hanno l’occasione di prendersi una personale rivincita. Attualmente i londinesi sono in crescita, dopo le fatiche estive dovute alle partenze di Fabregas e Nasri, l’asse di centrocampo. Hanno trovato in Van Persie un leader finalmente maturato sul campo, possono trarre soltanto giovamento nei due mesi che li separano dall’appuntamento, vista l’abituale giovane età. Ma questo non potrà essere un alibi per una squadra come il Milan che, quest’anno, ha fatto il possibile per essere competitivo su entrambi i fronti, con serie ambizioni in Europa. E lo stesso Allegri, da parte sua, ha un anno di esperienza in più in materia.
Stessa città per il Napoli, che trova il Chelsea. Soltanto il nome dovrebbe incutere timori, ma lo stesso valeva per Bayern, Manchester City e Villarreal, e tutti sappiamo come è finita nella fase a gironi. I Blues sono ancora un’incompiuta nelle mani di Villas-Boas: chiamato per rinverdire i fastidi di Mourinho, il portoghese fatica in Premier (ha sì inflitto la prima sconfitta al City ma regolarmente disfa quanto crea nel turno precedente) e non brilla in Europa. Il problema sono una difesa che regala gol improbabili e un attacco che fatica: Torres è il solito oggetto misterioso, Anelka ha salutato, Drogba si sta riprendendo adesso. Restano i soliti ottimi centrocampisti a reggere il gioco. Avversario difficile ma non impossibile, sempre che in campo si veda il Napoli d’Europa e non quello del campionato. E il ragionamento sulla pausa potrebbe rivelarsi utilissimo per l’Inter, quella che ha trovato nel Marsiglia l’avversario forse più malleabile, vittima di un mediocre rendimento in campionato e sopravvissuto a uno dei gironi meno blindati del torneo. Un fattore di cui doverosamente tenere conto per una squadra (quella nerazzurra) che ha cambiato in corsa allenatore e sistema si gioco e che sta raggiungendo adesso una propria continuità e identità, come dimostrato dai dodici punti nelle ultime cinque partite che l’hanno timidamente rilanciata in campionato.
E di rilancio ne avremmo bisogno anche in Europa League. Quando si chiamava coppa Uefa, era il nostro cortile di casa: nove finale vinte su undici dal 1989 al 1999 (e molti ricordano come finì per il Torino in quella persa contro l’Ajax). Oggi fatichiamo ad andare avanti, vedendo il torneo quasi come un fastidio: nel 2008 l’ultima semifinale con la Fiorentina, lo scorso anno Napoli eliminato ai sedicesimi. Eppure di questo torneo ne abbiamo bisogno come il pane, visto che il ranking Uefa non perdona e dalla prossima edizione avremo tre squadre in Champions League dopo il sorpasso della Germania. Oggi dobbiamo tenere a bada avversarie fameliche come la Francia, che ci segue in classifica generale ma è momentaneamente davanti a noi in quella stagionale (per fortuna è stata cancellata dall’Europa League e sarà doveroso il tifo per l’Inter in Champions), e – soprattutto – Portogallo, in grande ascesa proprio perché non snobba l’Europa minore, dove ha portato ai sedicesimi tre squadre dopo aver vinto la passata stagione con tre rappresentanti su quattro in semifinale. I nostri destini sono affidati a Udinese e Lazio (ringraziando lo Zurigo), che affronteranno Paok e Atletico Madrid. Impegni abbordabili, perché i greci arrivano da un girone dove hanno eliminato il Tottenham ma rappresentano una realtà di seconda fascia. E perché gli spagnoli studiano sempre da grande senza mai passare l’esame. Un cammino che potrebbe proseguire con frutto, visto che gli ottavi presenteranno la vincente di Braga-Besiktas per la Lazio e quella di Az-Anderlecht per l’Udinese. Ne hanno bisogno loro, ne ha bisogno il calcio italiano.