E’ stato il mercato degli attaccanti. Si sono mossi in quindici – uno più, uno meno –, tenendo in considerazione unicamente quelli già presenti sull’italico suolo. Non gente di secondo piano, tutt’altro. Nazionali come Antonio Cassano e Giampaolo Pazzini, vecchie glorie da rilanciare come Luca Toni e Amauri, punte affidabili come Alessandro Matri e Giuseppe Sculli, giovani da consacrare definitivamente come Alberto Paloschi e Stefano Okaka. E’ stato il mercato delle grandi, Roma esclusa: società giallorossa in faccende più importanti affaccendata (la delicata cessione della proprietà) e comunque più che soddisfatta dell’organico a propria disposizione. Impressiona, soprattutto, come si sono mosse le milanesi con l’Inter a recuperare posizioni perdute nei confronti della controparte, partita sparata con l’ingaggio di Cassano. Sono arrivati elementi scelti con cura, obiettivi mirati con un occhio al presente e un piede nel futuro. Resta notevole la capacità di Adriano Galliani di saper inserirsi quando sente odore di giocatori importanti pronti al passo d’addio: il già citato Cassano e gente in scadenza di contratto come Emanuelson, Van Bommel e Legrottaglie.
Elementi che servono nell’immediato (lo juventino è arrivato all’ultimo istante per tamponare la falla di difesa dovuta ai problemi di centrocampo, che imporranno Thiago Silva in quel settore non a titolo temporaneo) e che possono comunque tornare utili in un futuro prossimo, visto che la cartita d’identità è l’ultimo documento da esibire a Milanello. E resta notevole la capacità d’investimento da parte dell’Inter, pronta a mettere sul tavolo i soldi necessari per assicurarsi quello che è – potenzialmente – il più forte attaccante italiano. Con un occhio di riguardo all’amato mercato orientale, anche se l’ingaggio di Nagatomo ha un valore tecnico in sé tutt’altro che disprezzabile. Il giapponese, più Ranocchia, Pazzini e Kharja: chissà i pensieri maligni di Rafa Benitez…
Pensieri maligni che si possono esprimere anche per quanto riguarda la Juventus. Soprattutto per la tempistica, visto che l’investimento impossibile il giorno prima (troppi i soldi chiesti dalla Samp per Pazzini) diventa possibile il giorno dopo, con l’ingaggio di Matri. Un arrivo invocato da Gigi Del Neri all’ultimo istante possibile dopo la botta incassata dall’Udinese e chiesto come segnale di risveglio da una tifoseria disorientata tra risultati negativi e scelte di mercato opinabili. Gli esperti andranno a sezionare cifre e bilanci ma a chi non ne mastica abbastanza fa comunque effetto veder allestita intorno all’attaccante cagliaritano un’operazione da 17 milioni e rotti quando Pazzini è costato suppergiù la stessa cifra.
Certo, occorre tenere conto che Matri è attaccante affidabilissimo, che la Juventus s’è liberata di un ingaggio pesante come quello di Amauri e che lo scorso gennaio era arrivato Paolucci (per giocare una sola partita intera contro il Chievo…). Teniamo pure conto che Beppe Marotta ha sempre scelto con attenzione la formula del prestito temporaneo e del saldo in più rate. Ma questo saldo, per il trio Aquilani-Quagliarella-Matri, significa mettere sul piatto 42 milioni complessivi in futuro, quando il Manchester City ne ha spesi 30 per arrivare a Edin Dzeko. E parliamo di giocatori su cui – immaginiamo – la società bianconera voglia ancora credere, senza tenere in conto i soldi spesi per altre operazioni estive. Per il resto si deve registrare una soddisfazione quasi comune da parte di tutte le società di serie A. Lascia un po’ perplessi il mercato della Sampdoria, che appare invecchiata e indebolita. Mantiene invece la parola l’Udinese: aveva promesso che non si sarebbe indebolita a gennaio e così è stato, per la gioia di Francesco Guidolin. Il Catania prosegue invece nella sua opera di argentinizzazione, con gli ingaggi di Schelotto e Bergessio: siamo a quota undici, più gli “italiani” Ricchiuti e Schelotto, per l’appunto. Ora tocca a Simeone adeguarsi nuovamente il più in fretta possibile agli standard italiani, dopo due sconfitte in due partite sulla panchina rossoazzurra.