L’Europa non sono i giardinetti dietro casa, l’Italia lo (ri)scopre amaramente. Il Milan prepotente elogiato in serie A si risveglia squadra impacciata e nervosa in Champions League. Sarebbe facile parlare di una formazione priva, per motivi regolamentari, di Cassano, Van Bommel ed Emanuelson e, per motivi fisici, di Pirlo e Ambrosini, solo per citare i più pressanti. Sono queste le assenze che costringono Allegri a riportare Thiago Silva a centrocampo, per ritrovarsi però con un gruppo privo dello spunto necessario per mettere in difficoltà gli avversari. E al Tottenham, dal canto suo, è bastato essere ordinato nel primo tempo e poi micidiale in contropiede per scoprire che, con una controparte così, si può tranquillamente rinunciare al fenomeno Bale.



Il Milan è stata tutt’altra cosa rispetto alla squadra che aveva maramaldeggiato con il povero Parma nell’anticipo di sabato. La difesa se l’è cavata, è mancato clamorosamente il resto. Il centrocampo, come detto, non ha saputo cambiare passo e, soprattutto, offrire uno straccio di palla giocabile all’attacco, visto che Seedorf s’è immediatamente perso dietro a limiti di palleggio e di dinamismo. Chi stava davanti, poi, non ha creato quel movimento senza palla che avrebbe potuto mettere in difficoltà l’avversario.



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Non solo. Quest’incapacità di venir fuori da una situazione in cui il Tottenham ha nuotato magnificamente, ha creato tensioni incomprensibili in casa rossonera. Inqualificabile l’entrata di Flamini che ha messo fuori gioco Corluka: le conseguenze per il croato avrebbero potuto essere ben più gravi di un’uscita dal campo con le stampelle. Incomprensibile la personale caccia all’uomo di Gattuso che, oltre ad annullarsi da solo, ha mandato in confusione il resto della squadra. Quali abbiano potuto essere i motivi dell’astio personale nei confronti di Joe Jordan, uno con l’esperienza del centrocampista (e con la fascia di capitano indosso) non può scivolare in simili atteggiamenti.



 

Cominciamo dunque male negli ottavi di Champions League, a conferma di come il confronto con la grande Europa resti ostico per le nostre squadre. Oggi tocca alla Roma, che dovrà provare a essere più forte dei propri problemi interni per spaventare lo Shakhtar. Infine, la prossima settimana, aspettiamo l’Inter, ma i tempi di Mourinho sembrano appartenere a un’altra epoca. E quest’anno anche per i nerazzurri sarà difficile dare una mano al zoppicante calcio nostrano.