Non basta un’ora di Milan per porre rimedio al danno dell’andata: i rossoneri escono ancora una volta agli ottavi di finale della Champions League, come capitato nelle due precedenti edizioni del torneo. Con un doppio rimpianto: il Tottenham è sicuramente squadra più debole dell’Arsenal e del Manchester United, che impedirono di proseguire in Europa negli anni passati; il Milan non è certo quello sconfitto di misura all’andata dalla rete di Crouch, rivelatasi poi decisiva ai fini dei 180 minuti complessivi.

Il problema è che, in questo momento, gli equilibri della squadra di Allegri paiono dipendere troppo dai singoli e anche in casa del Tottenham s’è visto quanto – in questo momento, e non solo – sia importante Boateng (oltre al non schierabile Van Bommel), per la capacità che ha di “legare” i reparti e per la profondità che riesce sempre a trovare in attacco. Ma il ghanese, dopo la botta alla caviglia incassata da Felipe Melo sabato, aveva autonomia limitata: finita la sua, è finita quella del Milan. Non solo, comunque. Perché se è vero che i rossoneri possono lamentarsi per alcune occasioni fallite d’un soffio, occorre però anche puntare il dito su un’astinenza europea che ha finito per segnarne il destino. Terza partita consecutiva in Europa senza reti all’attivo. E se un conto è non segnare contro l’Ajax a qualificazione già ottenuta, un altro è stato non aver trovato il gol contro gli inglesi. Quello che avrebbe potuto riaprire almeno il match per arrivare ai supplementari. Pato ci ha provato, Ibrahimovic – secondo inveterata e pessima abitudine europea – non s’è nuovamente visto.

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La stessa storia raccontata con le maglie di Juventus, Inter e Barcellona: quando lo svedese deve mettere il nasone fuori dai confini nazionali, scompare immancabilmente. Un aspetto che gli impedisce di essere un campione di quelli destinati a entrare nella storia del calcio. Il Milan cade in piedi, il giorno prima la Roma era rotolata giù nel peggiore dei modi a Donetsk. Una sconfitta ampia nel risultato e nei demeriti. Con, a corredo, il solito atteggiamento bullesco (la gomitata di De Rossi a Srna) pronto a emergere quando i giallorossi non riescono a venire a capo delle situazioni. Il modo peggiore per approcciare il derby, il modo migliore per non considerare Ranieri l’unico colpevole dello sfascio attuale. Ora non ci resta che sperare nell’Inter, per avere un’ultima rappresentante in Europa. I nerazzurri partono anch’essi da una sconfitta ma l’attuale Bayern – per assurdo, viste la analisi al momento del sorteggio – pare l’avversario più abbordabile. Possibile ribaltare la situazione e regalare un po’ d’Italia alla Champions. Magra consolaziome, in attesa della mannaia che – giustamente – taglierà le nostre squadre dalla manifestazione più nobile del continente.