SERIE A – Adesso anche la classifica certifica quanto si poteva immaginare, al di là delle parole di rito. Il Napoli si tira fuori dai giochi dopo un pareggio in casa contro il Brescia, lo scudetto sarà una questione tra Milan e Inter. Una volata lunga dieci giornate e che avrà il probabile punto di non ritorno tra tre turni, quando sarà di scena il derby di San Siro. In mezzo due partite che non dovrebbero cambiare il volto della classifica: Bari in casa e Palermo fuori per il Milan; Brescia fuori e Lecce in casa per l’Inter. Quest’ultima, a dire il vero, sperava che questo turno fosse un crocevia per il Milan, vista la trasferta con la Juventus. Una speranza manifestata (Moratti: “Tifo Juve”) e mal riposta. Perché alla squadra di Allegri non è servito un atteggiamento morbido altrui come riservò la Lazio la scorsa stagione all’Inter (con esplicita richiesta anti-Roma ma parte dei tifosi biancocelesti). Ha fatto tutto da sola la Juventus, certificando il fallimento di una stagione in cui si attendeva la rinascita. Imbarazzante è stata la prova dei bianconeri, incapaci pure della benché minima reazione nervosa a fronte dello svantaggio: remissivi nell’atteggiamento, poveri nella tecnica, ammosciati anche negli uomini-bandiera (la “non parata” di Buffon sul tiro di Gattuso). Una partita che va oltre quelle che possono essere – anzi, sono – le colpe di Del Neri perché questi novanta minuti costringeranno la società a rivedere molti dei piani già stilati per giugno, a fronte di una squadra che viaggia a media retrocessione nel 2011 e oggi è lontana venti (venti!) punti dalla vetta.
Il Milan stesso, a fronte di simile avversario, ha dato la netta impressione di non spingere troppo sull’acceleratore, preso dal contemporaneo desiderio di non perdere il passo in campionato e di risparmiare energie in vista del tentativo di rimonta in Champions contro il Tottenham. Un atteggiamento comunque sufficiente per cogliere il primo obiettivo in attesa di concretizzare il secondo: impresa possibile ma con altro passo. Serve la squadra vista contro il Napoli e non quella di Torino, tanto per intenderci.
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L’Inter, che a Torino aveva invece perso, proprio da quella partita ha acquisito una nuova consapevolezza: quattro partite e quattro vittorie, che hanno permesso di mantenere lo stesso passo della capolista. I nerazzurri stanno ritrovando Eto’o ad altissimi livelli (come s’è visto contro il Genoa) e, con lui, quella fase offensiva che permette alla difesa – sempre alle prese con assenze importanti – di vivere pomeriggi di relativa tranquillità. Alle spalle delle milanesi, la frenata del Napoli (un punto in due gare) accende i fuochi per il terzo posto. Basta poca Lazio per mettere ancora una volta in evidenza i problemi del Palermo, malgrado il cambio in panchina (quarta sconfitta consecutiva). Ci vuole tanta Udinese – nel senso della concretezza – per mettere sotto un Bari più forte dell’ultimo posto in classifica. E sono i bianconeri di Friuli la storia bella in questo momento del campionato. Guidolin firma la serie positiva più lunga nella storia del club, undici partite in cui ha raccolto 27 punti, come l’Inter: due in più del Milan e ben sette recuperati al Napoli. Udinese che punta a diventare una presenza fissa tra le grandi del campionato, “minacciando” anche il mercato. Guidolin confessa che “se faremo cose importanti sul campo le farà anche la società”. Come a dire: non date per scontato che noi vendiamo i nostri gioielli. A maggior ragione se arriverà la Champions League, attualmente tutt’altro che irraggiungibile. Anzi.