Un fine settimana che non muta gli equilibri e che avvicina il Milan al titolo. Questione di numeri, pur non essendo il calcio una scienza esatta: i rossoneri replicano ai successi di Napoli e Inter, mantenendo inalterato il vantaggio e con una giornata in meno da disputare. Un vantaggio (nei fatti) rafforzato dalla predominanza negli scontri diretti e (nella mente) da una vittoria in quello che si prospettava come l’impegno più insidioso. Era infatti difficile immaginare un’Inter fallibile anche contro il Chievo, dopo i rovesci nel derby e in Champions. Leonardo ha rimesso mano all’assetto, rendendolo più credibile. E, pur senza entusiasmi, la marcia è ripresa. Allo stesso modo era difficile prospettare ostacoli insormontabili per il Napoli a Bologna, pur in assenza dello squalificato Cavani. Così è stato, visto che i rossoblù hanno confermato la scarsa predisposizione a un impegno esasperato, come si era già notato contro il Brescia. Restava soltanto il Milan, atteso dalla trasferta di Firenze, sempre complicata a livello ambientale. Gli è bastato poco per far capire come la vittoria netta sull’Inter abbia rafforzato convinzioni di per sé già molto alte: in questo momento i rossoneri sono senza rivali sul piano del palleggio e dell’aggressione degli spazi, con effetti letali. Anche la Fiorentina ha dovuto rendersene conto.

Una partita in cui la squadra di Allegri ha avuto un solo (ed enorme) demerito: quello di permettere all’avversaria di riaprirla, come avvenuto nel finale con la rete di Vargas. Ma qui si delinea un altro fronte, quello che potrebbe definirsi come “caso Ibrahimovic”. Lo svedese tornava dopo le giornate di squalifica (tre, ridotte a due) incassate per la manata al barese Rossi. E’ entrato nel vivo del gioco, come sua abitudine, collaborando fattivamente ai due gol. Ma ha messo pure sul piatto un paio di occasioni fallite maldestramente per il 3-0 aggiungendo il carico finale di un’espulsione causa contestazione di troppo all’arbitro per la tutt’altro che fondamentale assegnazione di una rimessa laterale.

 

Il doppio segnale di un crisi, in cui quella realizzativa (la rete su azione manca dal 29 gennaio) è la base su cui si fonda quella psicologica. A far da contraltare, c’è invece la costante crescita di Pato: sbaglierà anche lui, ma a Firenze un gol, un assist e la gestione attenta di situazioni importanti ne confermano l’attuale importanza. E che permetterà di sostenere con leggerezza la prossima (e mediamente lunga: due o tre giornate) sospensione di Ibra. Campionato italiano che resta aperto su tutti i fronti. Rare le squadre fuori dai giochi, c’è qualcosa su cui in tanti possono puntare i desideri. Della lotta scudetto si è parlato.

 

La frenata dell’Udinese consente appetiti prima nascosti in zona Champions dove, da ieri, è rientrata la Lazio. Sul fondo il crollo di Sampdoria e Parma -unito alla tenacia di Lecce, Cesena e Brescia – allarga il campo delle possibilità. Così come si allarga quello delle polemiche: Lazio contro Roma per presunti favori arbitrali, contestazioni contro Sampdoria e Palermo per le prestazioni, proteste nei confronti degli arbitri per decisioni non condivise. Sale la temperatura e, ancora una volta, il calcio è l’immagine del paese. Anche a livello meteo…