Il Milan per sé, le altre per il Milan. Complice la seconda caduta consecutiva del Napoli, i rossoneri compiono un ulteriore passo da gigante nella strada verso lo scudetto: diminuiscono le giornate da disputare (quattro), aumenta il vantaggio sul secondo posto (+8). Soltanto un atto di consapevole autolesionismo potrebbe impedire di non vincere lo scudetto numero 18, tenendo conto anche del jolly rappresentato dagli scontri diretti a proprio favore. Vince il Milan, vince – soprattutto – Massimiliano Allegri nella tradizione sempre favorevole agli allenatori italiani debuttanti sulla panchina del Diavolo. Ci sarà il tempo per tornarci sopra ma è già il caso di introdurre un’analisi sul ruolo che il tecnico ha ricoperto nell’impresa. Ricordate? Deriso dalla critica per il suo silenzio quest’estate alla conferenza stampa che si trasformò in uno show di Silvio Berlusconi. Quasi commiserato per le difficoltà che avrebbe avuto nel gestire uno spogliatoio fatto di primedonne. Eppure Allegri ha dimostrato che, dietro i suoi modi eleganti, c’è un allenatore vero. Innanzitutto il rapporto con i suoi uomini: Gattuso recuperato alla causa, il cocco presidenziale Ronaldinho salutato senza drammi eccessivi, uomini come Ibrahimovic e Seedorf guidati in tutta scioltezza. A seguire quello con la società: l’intuizione di Van Bommel come l’approvazione per Cassano.

Infine il lavoro sul campo: la maturazione di Abate, l’invenzione di Boateng trequartista, la bravura nel trovare alternative alle mattane di Ibra come ai malanni fisici di Pato. Ne è scaturito un Milan forte di testa e, conseguentemente, sul campo. Esemplare anche l’ultima vittoria di Brescia, quando la squadra stava tentennando di fronte agli assalti dei padroni di casa. La difesa ha saputo erigere l’ultimo muro (e giocava centrale il tanto dileggiato Yepes…), il centrocampo (Seedorf) ha saputo inventare, l’attacco (Cassano per Robinho) ha saputo passare all’incasso. Spettacolare quando possibile, concreto quando necessario: è stato il Milan di quest’anno, cui manca di compiere un passo avanti anche in Champions per tornare tra le grandi d’Europa. E Allegri è nelle condizioni per aprire un ciclo importante.

 

Scudetto (virtualmente) chiuso, dietro tutto è ancora possibile, visto che Napoli, Lazio e Udinese mancano lo scatto quando vengono chiamate al passo della maturità. La Roma ne approfitta per rimettere il naso in zona Champions mentre il Palermo (grazie anche alla coppa Italia) ci riprova per l’Europa League, visto che la Juventus fallisce un’altra occasione segnando – in modo definitivo – il futuro prossimo di Gigi Del Neri. E anche sul fondo ci si divertirà, visto che il Genoa ha deciso molto sportivamente di non concedere sconti a nessuno. La Sampdoria trova tre punti che non devono illuderla, Parma e Cesena confermano di essere le due squadre più in forma in coda. E il Bologna farebbe bene a darsi una svegliata dopo aver pensato di essersi salvato con grande anticipo. Saluta il Bari, con molti rimpianti dopo le illusioni create dalla scorsa stagione. A breve probabilmente lo farà il Brescia, con molti demeriti visto il calcio che ha saputo offrire in diversi frangenti.