Centottanta minuti da disputare e il brivido rimane legato all’Europa, alla strada che conduce alla Champions League. Il merito è della folle Udinese, che scompagina le carte battendo la Lazio e reinstallandosi al quarto posto. Il gruppo di Francesco Guidolin evidenzia come possa fare a meno di titolari conclamati (i ben sostituiti Domizzi e Inler) ma come dipenda quasi interamente dalla coppia Sanchez-Di Natale. Il primo, pur frenato dai guai muscolari, inventa; il seconda, pur con qualche errore di troppo, esegue. Con una doppietta che gli permette l’allungo alla sua squadra e gli prospetta l’ingresso personale tra i grandi del calcio italiano, con la possibilità di vincere per il secondo anno consecutivo la classifica marcatori. Udinese padrona del proprio destino, visto che andrà a giocare in casa di un Chievo già salvo e ospiterà all’ultima giornata un Milan già campione. Il tutto per i rimpianti di Lazio, Roma e Juventus: la prima paga la poca abitudine alla lotta per obiettivi importanti, come dimostrano le tre sconfitte consecutive che l’hanno fatta retrocedere al sesto posto; le altre due sono invece vittima di un campionato nettamente al di sotto delle attese. La mancanza di personalità è un discorso comunque da allargare anche al Napoli: non tanto per il bilancio complessivo della stagione (eccellente) quanto, piuttosto, per il modo in cui è si eclissato nel momento in cui si sono presentati gli appuntamenti da non fallire.

Una crisi di maturità dovuta a un organico comunque ristretto e a una certa mancanza di chiarezza nel rapporto tra proprietà e allenatore. Ciò che invece non si è avvertito a Udine e i friulani, come avvenuto a inizio campionato (zero punti nelle prime quattro gare), hanno potuto superare senza scosse telluriche di sorta anche l’ultimo periodo in chiaroscuro (una vittoria in cinque partite prima di affrontare la Lazio): è bastato loro vincere il confronto diretto con i biancocelesti per cominciare a toccare il cielo con un dito.

Mette invece un piede e mezzo nel baratro la Sampdoria, complici i successi di Lecce e Cesena. La sconfitta all’ultimo secondo nel derby contro il Genoa non consente di cullare ottimismi di sorta, visto che all’ultima giornata i blucerchiati andranno a giocare in casa della Roma (ricordate lo scherzo ammazzascudetto di un anno fa?). La Sampdoria ha messo in scena il suicidio perfetto, passando dalla qualificazione alla Champions League alla più che probabile caduta in serie B nel giro di un anno. Qui le colpe si individuano facilmente in una società che ha giocato troppo con il fuoco per non finire di scottarsi: l’incapacità nel gestire il dopo Marotta-Del Neri; la cancellazione della coppia d’attacco che aveva condotto la squadra al quarto posto (Cassano cacciato per attriti insanabili con il presidente Garrone, Pazzini venduto per far cassa); un mercato di gennaio che ha indebolito anziché rafforzare, dopo essersi vantati di non aver smantellato in estate la squadra. E’ stato commesso ogni errore possibile, scelte tecniche comprese. Se sarà serie B sia come quella del Parma: l’occasione giusta per imparare dai propri sbagli. A proposito: il Brescia può già cominciare a pensarci da ieri.