SERIE A – Le scelte per la prossima stagione confermano l’ultima classifica: chi non ha deluso non è stato cambiato. Così le prime cinque vanno avanti con chi già occupava la panchina. Allo stesso modo si è salvato chi ha centrato obiettivi prefissati: la promozione come Stefano Colantuono all’Atalanta, la salvezza a chiamata in corso d’opera come Roberto Donadoni a Cagliari e Franco Colomba a Parma, un campionato di transizione come Sinisa Mihajlovic alla Fiorentina. Per il resto è rivoluzione ampia e preventivata sulle panchine della serie A: Juventus e Roma calano la carta del passaggio epocale con Antonio Conte e Luis Enrique, il Chievo va sull’usato sicuro con Mimmo Di Carlo, il Bologna punta sull’uomo di casa con Pierpaolo Bisoli, il Palermo prova (ripetiamo: prova) a programmare con Stefano Pioli, il Siena dà un’opportunità a Giuseppe Sannino (unico esordiente italiano in serie A), il Cesena e il Catania offrono una possibilità di rilancio a Marco Giampaolo e Vincenzo Montella, il Genoa spera che Alberto Malesani non sia quello degli ultimi tempi bolognesi.
Resta da assegnare la sola panchina del Lecce per completare il quadro. Un quadro che vedrà tanti nomi illustri nostrani seduti su una personalissima panchina, in attesa che qualcuno li chiami. I big, innanzitutto. Gente come Marcello Lippi, per il quale qualcuno aveva ipotizzato un ritorno alla Juventus. Niente di tutto questo. L’ex ct azzurro promette che quest’inverno tornerà ad allenare e in una Nazionale, si suppone. Al momento le offerte non appaiono di livello adeguato, soprattutto se si chiamano Algeria e Cina. Fermo anche Carlo Ancelotti, complici l’infelice annata vissuta al Chelsea e un destino che Roman Abramovich gli aveva disegnato ben prima che i londinesi fallissero su tutti i fronti. Il tecnico vorrebbe restare nell’amata Londra ma lì tutto è occupato. O quasi, visto che il Qpr potrebbe divenire un’alternativa economicamente interessante, visti i mezzi di cui dispone.
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Ma qui si parla di allenatori reduci da fallimento, come Gigi Del Neri con la Juventus, Claudio Ranieri con la Roma e Gianpiero Gasperini con il Genoa. Più interessante è notare come tecnici che hanno lavorato bene si siano ritrovati a spasso una volta conclusa la stagione. Vengono in mente Gigi De Canio e Massimo Ficcadenti, che hanno portato in salvo Lecce e Cesena (soprattutto la seconda è parsa impresa di non poco conto). Vengono in mente Davide Ballardini e Delio Rossi, nonostante una buona salvezza con il Genoa per il primo e una finale di coppa Italia con il Palermo per il secondo. Gente immolata sull’altare del desiderio di cambiare a ogni costo oppure autoesclusasi per mancanza di chiarezza societaria. Vite comunque bruciate in tutta fretta. Basti pensare che – in questo momento – Walter Mazzarri è quello con maggiore anzianità di servizio presso lo stesso club: al Napoli dal 6 ottobre 2009, e parliamo di uno che ha fatto parecchio per poter andar via a fine stagione. Brevità di servizio che rimpicciolisce di fronte a un Alex Ferguson (allo United dal novembre 1986), a un Arsene Wenger (all’Arsenal dal settembre 1996), alle otto annate di Ancelotti al Milan. L’indicatore di come fare calcio sia mestiere difficile in Italia. Conte e Luis Enrique avranno il tempo di poter sbagliare?