Vero che l’Inter è in buona compagnia, ma non regala un bell’effetto vederla ancora senza allenatore a metà giugno. Non solo: tale sensazione è amplificata dalle mosse fatte nella ricerca di chi sarà il sostituto del fuggiasco Leonardo. Prima il no di Marcelo Bielsa promessosi all’Athletic Bilbao, sicuramente non un top-club a livello europeo quale l’Inter ritiene di essere. Quindi il bis incassato da Marco Branca andato in missione per André Villas-Boas, obiettivo oggettivamente fuori portata per la consistenza della clausola rescissoria e per la solidità di posizione assicurata da quanto regalato al Porto in una sola stagione. Piste complicate, come quelle che rimangono a disposizione del club nerazzurro che ha promesso – perlomeno – di dare in settimana un inquilino alla panchina: Fabio Capello ct dell’Inghilterra; Guus Hiddink selezionatore della Turchia e già contattato dal Chelsea; Sinisa Mihajlovic confermato alla Fiorentina. Tutta gente sotto contratto, tutti professionisti per la cui liberazione Massimo Moratti dovrà adoperare l’arte della moral suasion senza irritare la controparte., A meno che alla fine non dirotti su Gianpiero Gasperini, che Enrico Preziosi libererebbe senza problemi dal legame che lo tiene avvinto al Genoa (vuoi mettere non avere più sul groppone un ingaggio pesante…).

E per tutti, al fondo, la prospettiva di vivere magari una stagione soltanto in casa Inter, sempre che il presidente riesca a convincere Pep Guardiola una volta conclusa la sua esperienza al Barcellona nel 2012. Un groviglio di intenzioni, indiscrezioni, azioni che riporta l’Inter indietro di anni. A quella società che sembrava improvvisare più che programmare: non c’è più la pletora di consiglieri in cui ognuno riteneva di tenere in mano la volontà del presidente ma sono tornate in circolo quelle esitazioni che dettavano i tempi. Manca, in definitiva, un carattere forte qual era e qual è stato José Mourinho nel biennio nerazzurro.

 

L’elemento cui si delegava tutto, dalla misura dell’erba della Pinetina alle decisioni in chiave mercato. L’uomo che mancava prima del suo arrivo, l’uomo di cui si è avvertita l’assenza fin dal primo giorno del passaggio al Real Madrid: non c’era più chi motivasse la squadra e desse certezze alla società, il tutto unito ai risultati. Rafa Benitez qualcosa ha vinto, ma era un corpo estraneo all’universo nerazzurro; Leonardo qualcosa ha rasserenato, ma non ha saputo vincere sul campo come già gli era capitato nell’esperienza con il Milan. Ora Moratti va all’inseguimento di un allenatore che abbia la caratteristiche di forza che avevano segnato l’esperienza con Mourinho e tutti gli uomini interpellati o immaginati possiedono tali qualità. Resterà poi il non trascurabile particolare di costruire una squadra corrispondente ai loro progetti.