-Doveva essere la coppa America di Argentina e Brasile, sarà invece quella delle sorprese dopo che i quarti di finale hanno cacciato dal torneo le due naturali favorite: il Brasile si accoda all’Argentina, affossato in maniera alquanto indecorosa ai rigori dal Paraguay. Un epilogo che non avrà riflessi soltanto sugli equilibri del calcio sudamericano ma anche sulle dinamiche di mercato. Vero che la frettolosità nei giudizi non è mai una piacevole compagna di viaggio però, in un mondo schizofrenico e pronto a innalzare (o a far cadere dal piedistallo) gli eroi di un giorno, occorrerà tener conto anche di quanto (non) si è visto durante la manifestazione. E allora per alcune delle nostre grandi potrebbe forse essere più utile andare a bussare alle porta di un calcio considerato erroneamente minore invece di lasciarsi distrarre dai lustrini brasiliani e dalla tenacia argentina. Due nomi: Ganso e Tevez. Da quelle parti chiedono infatti ancora tanto (meglio: troppo) per i loro talenti, veri o presunti che siano.

L’Udinese insegna anche sotto questo punto di vista: meglio orientarsi su nazioni meno sponsorizzate ma sicuramente più solide, come hanno evidenziato i risultati di Cile, Colombia e Perù. Questo sarebbe utile anche per rivitalizzare un mercato come quello italiano, inutilmente appeso all’attesa del “grande botto”. L’Inter ha deciso di proseguire con quanto ha in casa, il Milan appare zavorrato dai problemi Mediaset (e se ne parlerà comunque all’ultimissimo istante di un eventuale rinforzo), la Roma ha scelto calciatori giovani e basso profilo nella compravendita (con l’aggiunta di un alone di mistero preoccupante sulle sue operazioni), il Napoli ha cercato entro i confini italiani.

 

L’unica che avrebbe bisogno del cosiddetto top player, ovvero dell’uomo capace al tempo stesso di cambiare gli equilibri della squadra e di riaccendere gli animi della gente, è la Juventus. Ma anche da quelle parti hanno forse capito che era meglio (molto meglio) differenziare gli acquisti piuttosto che puntare dritti su un unico grande nome: Aguero da solo non avrebbe colmato il gap dalle milanesi, Rossi più Vucinic possono invece aiutare. E magari essere più funzionali alle idee di Antonio Conte. Tolti questi club non è che si possa parlare di mercato epocale, a meno che non ci si voglia scaldare per i Cissè e i Klose presi dalla Lazio.

 

Le operazioni sono lo specchio del nostro calcio, alla ricerca di mezzi e idee per cercare di recuperare terreno rispetto a un’Europa che ci guarda dall’alto. Servono fantasia e capacità. E, anche in questo caso, può venire in aiuto l’Udinese che, una volta ceduto Sanchez al Barcellona, avrà portato a casa 63 milioni con tre operazioni, mettendo sul piatto anche Inler e Zapata. Un cileno, uno svizzero e un colombiano: non il Maradona del Napoli, il trio olandese del Milan, la versione tedesca dell’Inter. Quegli anni difficilmente torneranno ma se le società italiane sapranno sondare mercati inesplorati, avranno tutto da guadagnare. In talenti capaci di farle tornare tra le grandi o, almeno, di aiutarle a trovare le risorse che oggi latitano.