Facciamo un passo indietro. Perché la notte di Londra (forse) aveva ingannato un po’ tutti sul nuovo impatto della Juventus sull’Europa. Il rischio è quello di apparire schizofrenici, con il giudizio che nasce e muore all’interno dei 90 minuti di una partita, ma la prova offerta contro lo Shakhtar, se non solleva perplessità, conduce comunque a un sano realismo sulle possibilità bianconere in Champions. Questo perché gli ucraini hanno rischiato il colpo grosso a Torino, nella serata in cui la città tornava a ospitare il torneo più importante d’Europa. Sono stati bravissimi a combattere l’avversario con le sue stesse armi: ritmo, aggressività, occupazione degli spazi. Con un tasso tecnico di ottimo livello, andato a impreziosire una gara gestita in maniera perfetta. In patria, non a caso, lo Shakhtar guida a punteggio pieno, con dieci vittorie in altrettante partite. E, ospite della Juventus, ha dimostrato che non si tratta un predominio di tipo scozzese, fenomeni nel proprio cortiletto e squadre come mille altre nel continente. Mircea Lucescu ha ribadito la sua sapienza tattica, già apprezzata in Italia, dove non aveva potuto trovare verifiche importanti se non nell’incostante Inter (a livello dirigenziale) di fine anni 90. Juventus ridimensionata ma non bocciata, perché la bravura bianconera è stata quella di reagire immediatamente e con carattere allo svantaggio. Nella fase a gironi un pareggio può rivelarsi alla fine fondamentale e non è detto che quello contro lo Shakhtar avrà poco valore quando si faranno i conti. Ora la Juventus deve inseguire Chelsea e ucraini, una novità per chi è abituato a dettare i tempi. Potrebbe essere un passaggio importante nella crescita di personalità, da inseguire ora a livello europeo.
L’1-1 di Torino deve essere accompagnato a una serie di risultati a dir poco sorprendenti. Come la vittoria a fatica (e in rimonta) del Manchester United in casa del Cluj e come, soprattutto, il crollo del Bayern al cospetto del Bate Borisov. Stiamo parlando di calcio bielorusso e della capolista incontrastata della Bundesliga, con sei vittorie in altrettante gare. Sulla carta non avrebbe dovuto esserci match, la realtà è stata ben diversa. L’ennesima dimostrazione di come lo scambio di informazioni ormai fatto in tempo reale permetta anche alle realtà (in teoria) più arretrate di arrivare puntualissime agli appuntamenti con la storia.