L’Italia può essere soddisfatta. Dietro alle superpotenze Spagna (quattro qualificate su quattro) e Germania (tre su tre) ci siamo noi con Juventus e Milan in compagnia della dimezzata Inghilterra, che perde il campione in carica Chelsea (prima volta che avviene in una fase a gironi) la potenza di cartone Manchester City. La Francia salva soltanto il Psg di tre squadre che aveva, lo stesso accade per il Portogallo con il Porto (fuori Benfica e Braga), cancellata la Russia di Zenit e Spartak Mosca. In prospettiva un segnale che dà fiducia, ulteriormente rafforzato da quanto sta avvenendo in Europa League. Occorre risalire per ritrovare a livello di club quella dignità che si sta conquistando la Nazionale sotto la gestione Prandelli. Da applausi la Juventus, non solo perché si qualifica ma perché lo fa anche con il primo posto in tasca. Una circostanza che le permetterà di affrontare da una posizione di forza gli ottavi di finale. I bianconeri chiudono imbattuti e con una fase discendente del girone in crescendo: tre vittorie su tre. Il pareggio in trasferta con l’impalpabile Nordsjaelland (unico punto dei danesi) è stata la linea di non ritorno per la Juventus, che ha cambiato passo e ha centrato tre vittorie su tre. Era necessaria una nuova mentalità, (forse) è arrivata. Il Milan chiude invece mestamente questa fase, dopo che la società aveva chiesto una vittoria per i soldi e per il ranking Uefa. C’è stata anche una buona dose di sfortuna ma i rossoneri in Europa devono acquisire una determinazione più convincente per sopravvivere agli ottavi. A San Siro il Milan ha incassato due pareggi e la sconfitta in chiusura contro lo Zenit: non è il modo migliore per affrontare una fase a eliminazione diretta di una Champions League – ripetiamo -da rivedere. Da salutare con affetto la qualificazione di una società gloriosa come il Celtic e di vecchi maestri come Terim, ma vedere in campo squadre come il già citato Nordsjaelland (nessuna vittoria e 22 reti incassate in 6 partite) oppure Dinamo Zagabria, Lille e Sporting Braga – protagonisti di dimenticabili prestazioni – obbliga a ragionare sulle aperture forzate del torneo anche alle seconde linee.