Non è stata finale scudetto: il pareggio di San Siro lascia intatte le reciproche aspirazioni di titolo per Milan e Juventus. E i rimpianti stanno tutti dalla parte dei rossoneri, al di là del grossolano errore dell’assistente Romagnoli sul gol non assegnato a Sulley Muntari: troppo evidente nella sua solarità, visto che il giudice di linea era ben piazzato e non impallato, da non permettere alibi alcuni a chi gestisce il settore.

Il Milan, piuttosto, ha avuto due altri tipi di problema, uno alla vigilia e l’altro a partita in corso. Alla vigilia, perché ha dovuto affrontare l’incontro nelle solite condizioni penalizzanti di uomini: la squalifica di Zlatan Ibrahimovic, l’ennesimo infortunio di Kevin Prince Boateng, e poi Alessandro Nesta, Maxi Lopez, Alberto Aquilani, Clarence Seedorf… A partita in corso, proprio perché questa condizione di partenza ha impedito alla squadra di mantenere alto il ritmo per tutto l’incontro, con un netto calo dopo un’ora di prestazione. Bastava vedere le fatiche di Philippe Mexes nel finale, per capire come tutta la squadra ne risentisse.

Però, fino a quando il Milan è stato all’altezza di quello visto contro l’Arsenal, la Juventus è parsa a sua volta in imbarazzo: fragile a centrocampo e inconsistente in attacco, dove la scelta di Marco Borriello a favore di Alessandro Matri è emersa in tutta la sua contraddittorietà al momento del gol del pareggio. Da promuovere unicamente la difesa, dove Giorgio Chiellini e Andrea Barzagli (soprattutto) hanno ribadito quanto siano importanti per gli equilibri interni bianconeri e per quelli esterni azzurri. Non altrettanto si può dire per Leonardo Bonucci, all’origine del gol rossonero e in fase involutiva costante.

Che indicazioni trarre per il futuro? Innanzitutto quella di una Juventus che deve ritrovare immediatamente la forza d’urto che ne ha finora firmato le fortune in campionato. Vero che era in campo nemico, ma stavolta non ha impressionato come all’andata e – alla fine – le occasioni vere in 90 minuti sono state un paio: poche. E poi quella di un Milan che si sta ritrovando dopo la facciata presa nel derby contro l’Inter.

Restano l’incapacità di vincere negli scontri diretti e i problemi legati a un organico eccessivamente fragile fisicamente. Due aspetti da superare per essere protagonista su entrambi i fronti: con l’Arsenal il Milan c’è riuscito, con la Juventus s’è fermato a metà.