Classifica divisa in tre tronconi d’interesse, con prospettive di imprevedibilità fino all’ultima giornata. Lo scudetto, innanzitutto, che si gioca sul botta e risposta tra Milan e Juventus. I rossoneri continuano a vincere (quarto successo consecutivo), i bianconeri tornano a farlo (dopo quattro pareggi di seguito). Nel Milan si esaltano i solisti – Ibrahimovic, ovviamente – ma non si deve perdere di vista il collettivo che Allegri è riuscito comunque a modellare in mezzo alla marea di infortuni cui ha dovuto far fronte nel corso della stagione. Il recupero uno dopo l’altro degli assenti (dopo Aquilani si è rivisto anche Gattuso) sarà una chiave di lettura fondamentale, insieme con la maturazione di elementi che si riteneva inadatti (come Emanuelson considerato a lungo – e a torto – un protetto dell’allenatore). Nella Juventus torna a brillare il collettivo: tutte le occasioni fallite contro il Genoa sono state concretizzate in casa della Fiorentina, con una prova di superiorità imbarazzante ai danni della squadra viola. Il debito di uomini nei confronti del Milan è ampio, ma il risveglio di alcuni elementi che possono fare la differenza (Vucinic, tanto per citare un nome) e lo svantaggio tenuto a quattro non impossibili punti, consentono alla Juventus di mettere sotto pressione la capolista.
In zona terzo posto rimane invece sconcertante la corsa all’autolesionismo. La Lazio ricade dopo la sconfitta di Bologna, sconfitta in casa di un Catania sempre meno sorprendente e sempre più realtà consolidata del torneo. Una mancanza di continuità finora salvata dalle fatiche di chi insegue. Come il Napoli che, dopo la dolorosa eliminazione in Champions, ferma a cinque la serie di vittorie consecutive. E nello scontro diretto di Udine l’esito avrebbe potuto essere peggiore se Rocchi non avesse offerto un’altra direzione di gara disarmante. Resta lontana l’Inter, ancora tramortita da una cacciata europea tanto beffarda quanto devastante a livello psicologico. Milito continua a litigare con i rigori ma, a differenza di Cavani, non sa riscattarsi con i gol. Il resto della squadra prosegue invece a insistere in prove faticose, buone solo a creare il disappunto di Moratti. Una nuova frenata collettiva in zona Champions che potrebbe ridare fiato alle speranze della Roma, a patto di fare risultato nel posticipo contro il Genoa.
Sul fondo il Cesena è in coma farmacologico (ennesima sconfitta per Beretta: da quando c’è lui – cinque gare – i romagnoli non hanno segnato un gol), manca un’occasione il Lecce, non se la lascia sfuggire il Novara, che ha il dovere di puntare almeno il terz’ultimo posto in attesa di che cosa verrà fuori dal Calcioscommesse. Rottura prolungata per Parma e Fiorentina che per ora non rischiano, ma che sono avvitate in una crisi senza fine: gli emiliani non vincono da sette gare, tra i toscani Delio Rossi ha peggiorato la media punti di Mihajlovic (si è passati da 1.2 a 1.1). E la società – adesso – ritiene unico colpevole il ds Corivino, proprio quello cui aveva da tempo tagliato i rifornimenti nella gestione del mercato…