Il Milan straccia la maledizione degli ottavi (e dell’Arsenal e delle inglesi) in Champions League ma lo fa nel peggiore dei modi possibile. Un primo tempo gestito con personalità a livello zero consente alla squadra di Wenger di segnare tre reti e di mettere i rossoneri in una situazione di imbarazzo non preventivata alla vigilia. Altro che “padroni del campo e padroni del gioco” come aveva chiesto Silvio Berlusconi poche ore prima. Davanti agli occhi dei giocatori e dei tifosi sono riapparsi fantasmi quali La Coruna e Istanbul, sinonimi di rimonte e delusioni clamorose. I problemi? Si può immaginare un approccio eccessivamente soft alla partita dopo il 4-0 dell’andata, si può anche supporre il solito blocco psicologico che assale alcuni protagonisti quando si affacciano sul palcoscenico europeo. Resta la sostanza di una squadra che ha rimesso in corsa l’avversaria grazie a errori propri in difesa (il piazzamento sbagliato sull’angolo dell’1-0, il rinvio maldestro di Thiago Silva per il raddoppio) e l’ha illusa su un possibile clamoroso ribaltone con gli sbagli sottoporta quando i londinesi concedevano inevitabilmente spazi nella ricerca del quarto gol, senza apparire più agili nella corsa e lucidi nella testa. Un atteggiamento in campo e una gestione della serata su cui Allegri dovrà riflettere parecchio, pur in presenza del solito tributo concesso sull’altare degli assenti. Vero che c’è da salvare il secondo tempo a livello di prova generale, ma se non ci fosse stato Abbiati ad annullare quella doppia occasione sull’asse Gervinho-Van Persie si sarebbe andati sul 4-0 con tutte le conseguenze del caso. Una partita che dovrà a memoria anche il Napoli prima della prossima settimana, quando andrà a visitare il Chelsea forte del 3-1 del San Paolo. La prima prova della gestione Di Matteo è andata bene, con la vittoria a Birmingham per continuare in Fa Cup: l’avversario non è che fosse dei più irresistibili, ma è il segnale che qualcosa è cambiato nei Blues, almeno a livello di testa. Sarebbe folle non tener conto delle loro motivazioni di fronte al loro pubblico. L’errore che ha commesso il Milan, senza – per sua fortuna – dover pagarlo dolorosamente fino in fondo.