La Juventus approfitta immediatamente (e doverosamente) della mezza frenata del Milan a Catania. Lo fa con una prova di forza, come accaduto nei momenti migliori della stagione. Conta più l’impotenza cui ha costretto il Napoli rispetto alle – tante – occasioni costruite dai bianconeri. Un lavoro ai fianchi che ha messo in un angolo l’avversario, fino a togliergli fiato e lucidità. Inevitabile che finisse con una vittoria per i bianconeri e con un divario ampio. Resta, per Conte, il problema della prolificità delle punte, stavolta hanno risolto un difensore (Bonucci), un centrocampista (Vidal) e una riserva (Quagliarella), un particolare che può incidere quest’anno e cui occorre trovare rimedio al prossimo mercato. In attesa di risolverlo, la Juventus si riaccoda al Milan portandosi a due soli punti di distacco. Che per i rossoneri potesse essere complicata la trasferta di Catania, era preventivabile. E così è stato. La squadra di Allegri ha saputo reagire bene, ma la sofferenza nelle due fasi di avvio della partita, a fronte del furore agonistico siciliano, dev’essere un campanello di allarme in vista di Barcellona perché la squadra di Guardiola, oltre al carattere, ci metterà anche qualità. Stucchevoli le polemiche sul gol-non gol di Robinho: rispetto a quello di Muntari non concesso contro la Juventus, mancava dell’evidenza tale da poter gridare al torto. Peggio ha fatto l’assistente, per esempio, in occasione di un paio di fuorigioco. Alle spalle della lotta scudetto si riapre – con qualche sorpresa – la corsa per il terzo posto. Stavolta la frenata è collettiva, visto che perdono in contemporanea Lazio, Napoli e Udinese. Dell’inconsistenza preoccupante del Napoli s’è detto, la squadra di Reja prosegue invece a balbettare in trasferta (quattro sconfitte e una sola vittoria, ma nel derby della Roma) per acquistare credibilità, in caduta verticale l’Udinese, che ha conquistato appena dieci punti in undici partite del ritorno. Un autoflagellarsi che risveglia gli appetiti altrui. Della Roma, innanzitutto, perché si porta a meno quattro dalla Lazio. Non inganni la classifica del Novara: prima dell’Olimpico la squadra di Tesser aveva chiuso ben sei delle otto gare senza incassare reti. E i due gol presi dei giallorossi vanno ascritti a una difesa in emergenza continua. E, allo stesso modo, non inganni la vittoria dell’Inter:

Ben venga il successo al debutto di Stramaccioni, ma prendere quattro reti in casa del Genoa non è certo il segnale di una guarigione immediata e completa. L’ennesimo avviso, piuttosto, di una squadra che dovrà essere rivista dalle fondamenta a fine stagione. Sul fondo fa un bel passo avanti il Parma cui, più che le prestazioni, mancavano i risultati mentre, oltre al suddetto Genoa, deve porre grande attenzione la Fiorentina, quattro punti nelle ultime nove partite e, soprattutto, un ambiente in grandissimo (e potenzialmente negativo) fermento. Per fortuna dei viola ieri il Lecce non ha saputo battere il Cesena, ma la buona sorte avrà bisogno di un aiuto concreto della squadra, per durare.