Il calcio? Lasciamolo un attimo sullo sfondo. Ciò che sconcerta di più nell’ultimo turno è quanto accaduto a Genova, uno squallido spettacolo che ha lasciato attonito chi vi ha assistito in diretta, in loco e attraverso la televisione. Nemmeno nei tempi più tristi della retrocessione in terza serie i tifosi rossoblù si erano lasciati andare a un simile atteggiamento ostruzionistico. Anzi, si era visto l’opposto, quello proprio di una categoria di sostenitori storicamente e visceralmente attaccata alla squadra, pronta al sostegno in ogni circostanza. Stavolta è andato invece in scena un inopportuno processo per direttissima nei confronti dei giocatori (toglietevi le maglie perché non siete degni di indossarle), con gli ultras nel ruolo di immediati pubblici ministeri e giuria popolare. E, soprattutto, autonominatisi unici tenutari dei diritti sulla squadra, in nome dell’amore (che nessuno misconosce) e di una curiosa pretesa di “proprietà storica” (tutta da dimostrare). Il problema è che anche il reale proprietario del Genoa e i diretti responsabili di chi gestisce l’ordine pubblico hanno assistito impotenti alla sceneggiata, salvo poi rimbalzarsi le responsabilità a bocce ferme. Una cosa che francamente interessa relativamente. Interessa – e molto di più – lo scempio che è stato fatto di una partita, la facilità con cui si è tenuto in ostaggio uno stadio e il messaggio mandato a chi crede ancora che il nostro calcio possieda una dignità. Senza citarsi addosso, ma giusto una settimana fa si sottolineava da queste parti come il mondo del pallone – dopo essersi fermato per onorare moraleggiando la morte di Morosini – lo avrebbe in tutta fretta dimenticato alla prima polemica. Come puntualmente avvenuto al Ferraris di Genova.
Detto questo, la giornata numero 34 assegna – nei fatti, in attesa dei numeri – lo scudetto 2012. La Juventus non si è fatta invitare due volte a passare sopra i problemi attuali del Milan. La squadra di Conte ha accolto gioiosamente il pareggio pomeridiano dei rossoneri per asfaltare in serata la Roma, presentatasi nel formato “inguardabile” a Torino. Giallorossi spazzati via in pochi minuti sul piano tattico e motivazionale e Juventus che porta a tre punti il vantaggio sul Milan, vantaggio doppio pensando a come sono andati favorevolmente gli scontri diretti. Impressiona la freschezza dei bianconeri in questo finale di stagione. La quinta vittoria consecutiva va al di là della considerazione che non abbiano dovuto regolare i conti con gli impegni europei: non sono stati un ostacolo ma non sono stati decisivi, rispetto alle fatiche accusate improvvisamente dal Milan. Esattamente il contrario rispetto a un anno fa, se guardiamo a come giocava e vinceva la squadra. 

Non a caso Allegri ha alzato i toni delle polemiche, negli ultimi tempi, come per deviare l’attenzione dai problemi veri. Non è parsa una gran tattica, visto com’è andata con Fiorentina prima e Bologna poi. In zona Champions prosegue la gara a esiti alterni delle varie componenti. Frenano Lazio e Udinese, crolla la Roma, si risveglia il Napoli e delude l’Inter: ogni verdetto è possibile  nelle ultime cinque giornate. Un discorso che vale anche per il fondo classifica, dove il Lecce non molla. Tremano Cagliari, Genoa e Fiorentina, con qualche problema un più per le prime due considerando gli ambientini (polemiche di Cellino da una parte e tifosi sul piede di guerra dall’altra) che si stanno creando.