Non è bello infierire ma, dopo la partita interrotta dagli ultras a Marassi, il nostro campionato continua a regalare episodi tutt’altro che graditi: il faccia a faccia per nulla sereno tra i tifosi e i giocatori della Roma sabato dopo il pareggio con il Napoli, la furia della Lazio dopo la rete contestata di Pereyra all’Udinese e da ascrivere unicamente alla dabbenaggine di chi si è fermato al falso fischio finale. Vogliamo ancora rievocare gli accorati appelli moralistici in occasione della sospensione dei campionati per la morte di Morosini? Avevamo detto che – con i plausi per aver fermato il pallone – sarebbero durati lo spazio di un rigore negato e di una dichiarazione polemica. Eccovi (eccoci) serviti, con qualche invidia nei confronti di Pep Guardiola che può – professionalmente (per trofei vinti) ed economicamente (per soldi introitati) – permettersi di dedicarsi a un anno sabbatico.
Campionato, dunque. La Juventus aggiunge un altro tassello verso la rinconquista dello scudetto: passa di forza a Novara, riscopre le virtù di chi era stato criticato in un eccesso di fretta (Vucinic e Borriello, quest’ultimo bomber “sintetico” dopo essersi sbloccato a Cesena) e centra l’ottava vittoria consecutiva. Milan mantenuto a tre punti di distanza, Milan che scopre – come se fosse occorsa una conferma sul campo – quanto siano importanti Cassano e Boateng per i suoi destini: l’ambiente (meglio, parte della società) dovrebbe soffermarsi non solo su questo particolare prima di mettere in discussione Allegri, uno che ha dato un’identità alla squadra e una parvenza di dignità anche in Europa. Ride almeno Prandelli che, perso Rossi, almeno recupera un protagonista assoluto in vista della fase finale di Polonia-Ucraina 2012: se funziona l’intesa con Giovinco, il nostro attacco rischia di essere quello a più alto contenuto di fantasia del torneo.
L’andamento a singhiozzo nella zone alte finisce per provocare l’ingolfamento previsto in zona Champions League: quattro squadre a 55 punti, tutto è possibile. Favorite? La sensazione porta a Napoli e Inter, quelle che hanno imboccato il trend positivo in questo finale di stagione. Occhio comunque alla determinazione dell’Udinese, figlia del carattere (e della bravura tattica) di Guidolin, meno convincente la Lazio, che nel posticipo incassa la settima sconfitta delle ultime otto trasferte.
Crolla la Roma e, visti i bollori, rischia seriamente anche il progetto stelle&strisce: Luis Enrique non vede l’ora di lasciare l’Italia (chissà che cosa avrà anche raccontato a Guardiola…), Baldini e Sabatini sono perplessi. Il botto è dietro l’angolo per una realtà incapace di convivere con qualcosa che vada oltre la quotidianità. Sul fondo tutto resta come prima, viste le sconfitte di Fiorentina, Genoa e Lecce: anche qui si è aperti a ogni pronostico, per la classifica (con i viola messi leggermente meglio) e per la condizione, visto la dinamica ingiustificabile alla base delle tre battute d’arresto. Si salva il Bologna, grazie a Pioli: chissà i sorrisi a pensare come lo trattò Zamparini a Palermo pochi mesi fa.