Una settimana che il Milan ricorderà, in negativo. Tra Champions League e campionato, i rossoneri rischiano di buttare via nello spazio di pochi giorni gli ultimi obiettivi di stagione, quelli più importanti. Prima l’eliminazione europea a opera del Barcellona, ampiamente preventivabile ma non per questo meno dolorosa, soprattutto per il modo in cui ha rinnovato i limiti esterni della squadra di Allegri quando affronta impegni extraterritoriali. Quindi la botta interna in campionato contro la Fiorentina, avversaria non solo coinvolta in una profonda crisi ma che, oltretutto, in campionato aveva vinto fuori casa in una sola occasione, nella trasferta tutt’altro che irresistibile di Novara. Limiti di personalità in Europa, limiti di tenuta in Italia: il Milan ha pagato in un sol colpo tutti i problemi fisici e di uomini avuti nel corso della stagione, implodendo in una partita in cui non ha mai dato la sensazione di poter venire a capo dell’avversaria. Un invito a nozze per la famelica Juventus, che ha dovuto aspettare un solo tempo per venire a capo della trasferta di Palermo con la quarta vittoria consecutiva. Primato nuovamente conquistato e, soprattutto (per gli osservatori esterni), ribaltamento anche psicologico, visto il vantaggio di quattro punti che il Milan ha buttato via nello spazio di poche giornate. E, in questo momento, la squadra di Conte sembra godere di una brillantezza fisica – e, di conseguenza, mentale – che non abita tra le pareti rossonere.
Se torna esaltante la lotta per lo scudetto, rimane incerta quella per la Champions League. Complimenti alla Lazio, che riesce a far proprio lo scontro diretto contro il Napoli, in una partita che le assenze non hanno reso meno spettacolare: passerà alla storia delle reti più spettacolari l’intervento al volo di Mauri per il gol che ha fissato il risultato. Si risveglia anche l’Udinese che, nonostante le condizioni meteo sfavorevoli, ha dato vita con il Parma a una delle partite più intense della giornata. Ora tocca ai friulani, tornati a un successo che mancava da cinque partite, mettere pressione alla squadra di Reja. Salutano quasi definitivamente Roma e Inter. Imbarazzante il modo in cui la squadra di Luis Enrique si è arresa a Lecce: quattro reti prese in poco più di mezz’ora, tra primo e secondo tempo, prima di reagire parzialmente quando ormai era inutile. Non è la prima volta che viene sottolineato, ma il limite enorme della Roma è rappresentato dalla mancanza di continuità, figlia di una maturazione in divenire e, dopo una sconfitta che fa il bis con quella di Bergamo, tutta da verificare.
Non va oltre il 2-2 con il Cagliari l’Inter, nonostante la superiorità numerica graziosamente concessa dall’arbitro Guida (Pinilla fuori dopo essere stato ammonito per l’esultanza smodata, Mascara a Novara la fa franca dopo aver festeggiato sradicando la bandiera dell’angolo: dov’è l’uniformità?). La risposta a quanti – Moratti in testa – ritenevano che l’avvento di Stramaccioni avesse risolto d’incanto problemi strutturali. Sul fondo il già citato Lecce tenta di metter pepe alla lotta salvezza: se impreca contro il Milan, che concede i tre punti alla Fiorentina, può consolarsi con le distanze ridotte su Parma e Genoa. A naso quest’ultimo pare quello messo peggio. E si torna subito in campo, tra martedì e mercoledì. La Juventus sembra avere l’impegno più complicato, in casa contro una Lazio incapace di pareggiare (l’ultima volta è capitato il 21 dicembre) ma siamo sicuri che vada meglio al Milan a Verona contro il Chievo?