C’è qualcosa di bello e commovente nel modo in cui l’Europeo incorona il primo protagonista del torneo. A conferma che lo sport – e molte volte anche il tanto esecrato calcio – sa sempre offrire storie da raccontare e coincidenze da evidenziare. Perché il primo turno di partite si conclude con la rinascita sportiva di Andriy Shevchenko, uno che tanto ha fatto nel calcio e che si pensava ormai perso nel prepensionamento in patria dopo gli anni esaltanti al Milan. Invece a 36 anni da compiere, l’attaccante si carica sulle spalle una nazione intera, che attendeva il debutto con l’orgoglio di chi sa di essere sotto i riflettori internazionali (anche per storiacce come quella della Tymoshenko) e con il timore di chi può ritenersi non adeguato all’altezza del compito. Invece l’Ucraina vince, mette sotto l’abituale Svezia noiosa e priva di talento e ringrazia il suo capitano e leader, l’uomo rinato dopo un infortunio che l’ha tenuto fermo cinque mesi. Sheva lo fa da centravanti vero, come ai tempi belli del Milann, e in maniera insolita, vista la doppietta di testa. Lo fa perché sapeva di essere a un appuntamento con la storia e messo a confronto con il Milan di oggi. Invece Zlatan Ibrahimovic esce con il capoccione abbassato e con nelle orecchie l’urlo di 60.000 ucraini che urlano “Sheva, Sheva”.
Ucraina capolista inaspettata del girone, visto il pareggio tra Francia e Inghilterra. Partita poco spettacolare, soprattutto per i problemi della squadra di Hodgson, priva di Rooney squalificato e di Lampard infortunato. L’Inghilterra la butta sul carattere, la Francia ci prova con il gioco, ma fa troppo poco per essere credibile. Oggi si riparte e il secondo turno sarà quello dei primi abituali verdetti. C’è attesa per la Russia e, soprattutto, per i suoi hooligan, che con le loro gesta hanno messo in secondo piano quanto di buono combinato contro la Repubblica Ceca. Una delle cose brutte di questi primi passi del torneo, insieme con alcuni buuu razzisti e con i fischi agli inni nazionali. Se nello sport si supera anche questa forma di rispetto, è la fine. Per questo godiamoci Shevchenko.