Almeno ci si diverte. Tutto si potrà dire di Euro 2012, tra infrastrutture non concluse, tifosi violenti e maleducazione a spanne (i nuovi fischi agli inni), ma non che le squadre si risparmino e che gli allenatori la buttino sul piano tattico. Finora si è segnato in tutte le partite, con una certa tendenza a fare piuttosto che a disfare. Certo, ci sono eccezioni come la Danimarca, che tira una volta in porta e mette sotto l’Olanda, ma il torneo si mantiene su un livello di piacevolezza che nell’ultima edizione era un po’ mancato. Anche ieri è stato così, tra cose belle come la rete di Blaszczykowski, uomo simbolo della Polonia, e meno belle, come l’intervento maldestro di Cech sul gol della Grecia, in un girone che – dopo la vittoria della Repubblica Ceca e il pareggio tra Polonia e Russia – mantiene tutto apertissimo. Oggi occhi puntati soprattutto su Kharkiv, dove si affrontano Olanda e Germania. In una partita che ha scritto la storia recente del calcio, i rischi sono tutti a carico della squadra di Van Marwijk: è fuori in caso di sconfitta, lo è quasi in caso di pareggio. All’Olanda servirà maggiore convinzione sottoporta e un gioco in cui lo spirito collettivo prevalga sulle ambizioni dei singoli, altrimenti contro la Germania vista all’esordio sarà veramente dura spuntarla. Gli arancioni avranno un solo vantaggio, rappresentato dal fatto di poter giocare dopo Danimarca-Portogallo e quindi con la possibilità di gestire la partita in base al risultato altrui.
Tappa di avvicinamento dell’Italia alla partita di giovedì contro la Croazia e clima dettato dalle dichiarazioni di Antonio Cassano, con ovvio clamore sull’aspetto legato alla polemica sui gay, al punto da mettere in secondo piano quanto detto in chiave di possibile abbandono del Milan. Uno (Cecchi Paone) torna su un suo vecchio cavallo di battaglia come gli omosessuali nascosti nel calcio, un altro (e nella rotazione toccava a Cassano) viene stimolato in proposito su una risposta.
E si scatena il solito putiferio all’italiana di cui non si sentiva bisogno, visto che soltanto dalle nostre parti si riesce a far diventare notizia ciò che notizia non è, con prevalenza del chiacchiericcio sulla sostanza. Come scrive Ronald Niebuhr «niente è tanto incredibile quanto la risposta a una domanda che non si pone». Esattamente quanto è accaduto nel ritiro dell’Italia.