Sarebbe il momento di porsi qualche domanda su quelli che sono considerati i fenomeni del calcio moderno. Perché ci dev’essere un male oscuro che attanaglia Leo Messi e Cristiano Ronaldo quando vestono la maglia della Nazionale: tanto implacabili e decisivi sono nei loro club, quanto superflui e quasi tremebondi si rivelano al momento di rappresentare i propri Paesi. Quasi dannosi, verrebbe da dire, soprattutto dopo aver visto quanto il fenomeno di Funchal (non) ha combinato ieri contro la Danimarca. Se non fosse arrivata la rete decisiva di Varela nel finale, Ronaldo sarebbe finito dietro la lavagna con il cappello dell’asino per le occasioni clamorosamente fallite, come un principiante qualsiasi, a tu per tu con il portiere avversario. Ma il Portogallo è stato più forte degli errori del suo leader e si è rilanciato dopo aver perso all’esordio. Onore alla Danimarca, che ha dimostrato di essere squadra vera, capace di risollevarsi dallo 0-2 iniziale. Non ci fosse stata quella rete comica del 3-2, a quest’ora la formazione di Olsen avrebbe un piede e mezzo nei quarti di finale. Tutto resta aperto, invece, e a Bendnter la doppietta serve unicamente per prendersi una rivincita personale nei confronti di Van Persie, che l’aveva defenestrato dall’Arsenal nel ruolo di punta unica. L’olandese finalmente si sblocca ma la sua rete non serve a evitare ai suoi la seconda sconfitta consecutiva, che significa addio quasi certo al torneo: una delusione bruciante per chi si era posto come seria alternativa al successo finale, presentandosi come vicecampione del mondo. Invece la squadra di Van Marwijk conferma i problemi evidenziati al debutto: difesa inguardabile, centrocampo affannato in Van Bommel e De Jong, attacco eccessivamente sprecone e la sensazione che stia finendo un ciclo senza serie alternative alle spalle. Alla Germania bastano la consueta concretezza e l’abituale vena realizzativa di Gomez per sentirsi ormai certa del secondo turno. Con qualche dubbio, però, sulla tenuta complessiva, visto il calo nel finale.
Oggi tocca nuovamente all’Italia. Prandelli si tiene un solo quesito, in attacco: chi tra Balotelli e Di Natale. Per il resto fiducia a chi ha ben esordito contro la Spagna. Partita insidiosa, quella contro la Croazia, per le capacità tecniche dell’avversaria e per la carica psicologica derivante dal largo successo contro l’Irlanda.
Ma partita comunque alla portata degli azzurri, se confermeranno gli aspetti positivi (compattezza del gruppo, capacità di reazione e organizzazione di gioco) visti domenica a Danzica. Alla Spagna tocca un’Irlanda che cercherà di andare i propri limiti e cullare ancora qualche speranza. Del Bosque non svela se andrà avanti con il 4-3-3 oppure tornerà alla punta unica. Ma dovrà fare attenzione alle trappole che Trapattoni ha approntato per l’occasione.