Alla fine il campo ha messo in un angolo le dietrologie. Tutti – nessuno escluso – a sottolineare ogni minimo vantaggio di una possibile combine a danno degli azzurri oppure a rimarcare i paralleli sgradevoli con il passato. A fare ipotesi sui giornali spagnoli, che ricordavano la gomitata di Tassotti a Luis Enrique al Mondiale statunitense (e invitavano a ignorare il fairplay) come ad allarmarsi per le prove del tabellone allo stadio di Danzica, dove campeggiava un poco augurante 2-2… La Spagna ha fatto il suo e così pure l’Italia, sia pure con qualche fatica di troppo. E allo stesso modo si sono comportate Croazia e Irlanda: giocando senza essere prigionieri dei calcoli e senza tirare i remi in barca, per usare e abusare di una vecchia metafora. Esattamente ciò che dovrebbe combinare ognuno nella propria esistenza, con una serietà profonda verso il compito che gli è stato affidato. In questo ci sarebbe tantissimo da imparare dall’Irlanda e da Giovanni Trapattoni. Nessuna mano tesa nei confronti dell’Italia, pur essendoci un rapporto speciale con la maglia azzurra e con Cesare Prandelli. Nessun atteggiamento di comodo. Anzi, un impegno ancor maggiore, per riscattare la sconfitta contro la Croazia e la figuraccia contro la Spagna, per un senso del dovere verso la maglia indossata e verso un oceano di impagabili tifosi che hanno colorato di verde un angolo della Polonia.

L’Italia ha sofferto, ha faticato, ha gettato il cuore l’ostacolo (se vogliamo continuare con la retorica delle immagini…). Prandelli ha scommesso sul cambio del sistema di gioco, tornando alla difesa a quattro con due laterali che hanno finalmente spinto. Ha pagato il ko di Chiellini, la serata storta di Pirlo e Di Natale e l’affanno finale della squadra derivante dallo stress di sapere cosa stesse facendo la Croazia e dal modo in cui gli irlandesi attaccavano: pochi reali pericoli, è vero, ma anche un sacco di tensione. E’ stato ripagato dalle prime reti europee di Cassano e Balotelli, il duo su cui ha sempre puntato fin dall’inizio dell’avventura sulla panchina azzurra. 

Una prova di carattere, e questo fan ben sperare per il prossimo futuro domenica a Kiev, in attesa di sapere oggi se nei quarti la nostra avversaria sarà davvero la Francia oppure (e sarebbe una reale sorpresa) una tra Inghilterra e Ucraina. C’è tempo per lavorare su ogni aspetto. Per ora tiriamo un sospiro di sollievo e ci godiamo una squadra tornata finalmente a vincere in una fase finale di un torneo: non accadeva esattamente da due anni, quando l’Italia di Roberto Donadoni battè 2-0 (guardacaso) la Francia a Zurigo e approdò ai quarti di Euro 2008, poi persi ai rigori contro la Spagna. E’ un primo (importante) passo.