Quello che pareva follia immaginare a inizio giugno, si è incredibilmente materializzato nella notte di Varsavia. La Polonia saluta Euro 2012 (organizzato in maniera eccellente per la parte di competenza) consegnando l’Italia alla finale di Kiev. La Germania, più che battuta, è stata annullata, con i ruoli rovesciati rispetto a quanto stiamo inghiottendo a livello di Unione Europea: Angela Merkel dovrebbe ringraziarci per averla tolta dall’imbarazzo di un viaggio in Ucraina dopo le sue critiche per la vicenda Tymoschenko… L’Italia è stata impressionante innanzitutto dal punto di vista psicologico, con un complesso di superiorità fatto pesare non solamente per i sette precedenti in cui mai avevano perso contro i tedeschi in una fase finale di un torneo (Mondiale o Europeo che fosse). Partita sempre in mano, con avversari in imbarazzo fin dall’inizio e poi soverchiati sul piano del gioco. Cesare Prandelli ha indovinato tutte le mosse, immettendo il recuperato Chiellini dopo l’infortunio patito contro l’Irlanda (a sinistra con Balzaretti spostato a destra) e poi dando un assetto in cui i suoi avevano sempre la superiorità numerica sull’avversario. La Germania è stata messa sotto sul piano tattico, senza concederle il tempo di ragionare e respirare (escluso un svarione iniziale), ed è stata colpita nei momenti in cui era opportuno farlo, grazie a un Balotelli finalmente concentrato, attento e implacabile. Si era detto che la squadra di Loew era fortissima da centrocampo in su, ma battibilissima dietro. L’Italia non solo ha colpito duro nei limiti altrui – inguardabile la coppia centrale Hummels-Badstuber – ma ha anche annullato i possibili punti di forzi avversari. Solo Khedira si è rivelato all’altezza della sua fama mentre il ct tedesco ha sbagliato formazione iniziale, dando fiducia a Kroos e Gomez. Quando ha tentato di porre rimedio agli errori, era ormai troppo tardi, e soltanto una nostra distrazione ha rimesso su una possibile linea di galleggiamento gli avversari. Ma contro questa Italia c’è poco da fare. La dinamica ricorda quella di altri trionfi: l’inizio faticato, il passaggio di turno sofferto, poi l’esplosione quando arriva l’eliminazione diretta, con il contemporaneo cementarsi del gruppo, nelle convinzioni e nelle idee. Non…

 

…andavamo in una finale europea fina dal 2000, quando la Francia ci beffò con il golden gol di Trezeguet a Rotterdam. Adesso ci ritocca la Spagna, con molte certezze in più da parte nostra e qualche dubbio andato a insinuarsi nelle certezze della controparte. Ci sarà da divertirsi maggiormente rispetto a quel 10 giugno di Danzica.